La società di oggi, Liquida o post-moderna, è un mondo in cui alla certezza si sostituisce l’effimero; al lavoro stabile il precariato; alla solidità della famiglia il rapporto usa e getta; allo Stato partecipato lo stato oligarchico in cui il cittadino è diventato suddito. Se tale realtà è già destabilizzante per le generazioni cresciute ancora in un contesto di solidità e certezza, i giovani nati tra gli anni ’90 e 2000 che tipo di percezione hanno di una società liquefatta che sembra non volerli accogliere? Vi è la paura dell’incertezza, il senso di frustrazione nel non riuscire a realizzare le proprie aspirazioni, la noia che attanaglia fino a divenire disagio esistenziale: queste sono le sensazioni che entrano a far parte di personalità fragili e facilmente manovrabili. La necessità disperata di integrazione e identificazione porta i giovani anche a scelte estreme. Diciassettemila foreign fighters sono il numero dei ragazzi occidentali partiti per combattere in Siria e in Iraq a fianco dell’ISIS (si tratta per lo più ceceni e nord caucasici, ma vi sono già circa 700 francesi, 340 inglesi e poi americani, australiani e circa 40 italiani). Diciassettemila a rappresentare il fallimento della nostra società. E non sono solo immigrati di seconda e terza generazione, molti sono ragazzi convertiti all’Islam. E non sono mercenari in cerca di soldi, non li spinge il motivo economico. Vengono reclutati attraverso sofisticate tecniche di persuasione, utilizzando i social network, video giochi, facendo leva prima sul sentimento di ingiustizia, esclusione ed umiliazione, poi, fomentando il sentimento di ribellione che si scaglia contro la società causa di questo disagio. L’ISIS offre la possibilità di riscatto, di dare un senso alla propria vita; l’accoglienza è calorosa e avvolgente come in una famiglia. Il problema non è sottovalutato dalle potenze economiche che investono notevoli risorse economiche e intelligence per studiare e controllare il fenomeno. Preziose risorse sottratte alle politiche per i giovani.