Alla fine Berlusconi e il suo esecutivo hanno incassato la tanto attesa fiducia alla camera con 342 voti a favore, 275 contrari e 3 astenuti. Hanno votato la fiducia i gruppi di PDL, LEGA NORD, FLI, NOI SUD e dell’ MPA e hanno votato contro PD, IDV, UDC, API e i Liberal Democratici. Astenuto, tra gli altri, Calearo. Ma il dato che più risalta all’occhio è che, senza i Finiani di FLI e senza l’MPA di Lombardo il governo, in ogni votazione non avrebbe la maggioranza dei voti dei deputati. Non a caso, Berlusconi, pur essendo soddisfatto dell’esito della votazione, fa sapere che sarà difficile governare con una maggioranza così risicata e addirittura Bossi chiama subito ad elezioni il Paese dicendo “Con questi numeri non si va da nessuna parte”. L’opposizione dal canto suo evidenzia il “fallimento di 16 anni di politica Berlusconiana e di Berlusconismo”, dando al Premier l’appellativo di “stupratore di democrazia” come lo definisce Di Pietro. Bersani fa sapere che Berlusconi parla di un paese che non c’è, gli chiede perché non va più all’Aquila o a Napoli per fare i suoi “spot pubblicitari di governo”. Domande retoriche ovviamente, in quanto gli sfollati abruzzesi non possiedono a tutt’oggi una casa e perché a Napoli i rifiuti sono tornati, più numerosi di prima. Sempre il segretario del PD pone l’accento sulla crisi economica, gestita, a pare suo, in maniera inadeguata e poi parla di giovani. I giovani, dice, in questo Paese non hanno un futuro e la disoccupazione degli under 35 arriva al 30%. Dati, insomma, che parlano di una crisi tutt’altro che superata, e di molte famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. L’esecutivo scricchiola, è stato messo al muro da molteplici parti. Staremo a vedere se FLI e l’MPA riusciranno a far stare in piedi questo discutibile governo o, altrimenti, dovremo tornare tutti a votare.
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