Tre ventenni di “buona famiglia” sono stati arrestati per tentato omicidio a scopo di rapina. Può apparentemente sembrare una notizia di cronaca nera come ne avvengono tante, purtroppo troppe, quotidianamente. Ma non è così. Veniamo ai fatti. Milano, venerdì 5 marzo, una serata iniziata come tante altre per tre ragazzi dell’ hinterland milanese: quattro chiacchiere con gli amici davanti a una pizza e ad una birra, sui Navigli, l’ epilogo in una caserma dei carabinieri con l’ accusa infamante di tentato omicidio a scopo di rapina ai danni di un clochard, le lacrime dei tre “bravi ragazzi” e i genitori sconvolti. E’ accaduto tutto nel giro di una manciata di minuti, intorno alle 2,40, all’ angolo fra Ripa di Porta Ticinese e via Filippo Argelati. Parliamo di una zona tranquilla, vicina ai locali della movida, nei pressi dei navigli. I protagonisti di questa storia sono due ventenni in cerca di lavoro e un ventiquattrenne che invece lavora nella concessionaria d’ auto di famiglia. Questi giovani valorosi e coraggiosi hanno fermato un senzatetto, uno svizzero di 44 anni, che da tempo si aggirava per il quartiere, per chiedergli una sigaretta. L’ uomo si è rifiutato, al che i ragazzi l’ hanno inseguito e aumentato le loro richieste pretendendo del denaro. L’ hanno pestato a turno: due l’ hanno immobilizzato e il terzo l’ ha massacrato con calci e pugni. Per perpetrare questo crimine si sono avvalsi anche dell’ uso di un cacciavite e di un manganello telescopico portati da casa, il che fa capire che in qualche modo la violenza era premeditata. A bloccarli è stato il suono delle sirene delle volanti. Il clochard, in evidente stato di choc, è stato accompagnato in codice giallo al Policlinico con trauma cranico e una ferita lacerocontusa al gluteo destro. I tre eroi, invece, hanno tentato la fuga, ma i carabinieri li hanno raggiunti e bloccati nel non distante parcheggio di via Magolfa, mentre cercavano di avviare la loro Fiat 500. Al cospetto del pubblico ministero Luca Poniz che li incalzava con le sue domande, i tre non hanno trovato modo di giustificare il loro gesto, farfugliando che avrebbero voluto impossessarsi dei pochi denari del barbone. Null’ altro. Non sembra fossero in stato di ebbrezza o sotto l’ effetto di sostanze stupefacenti. Sono incensurati e benestanti i tre “bravi” che come spiegato dai carabinieri sono gente di buona famiglia che hanno compiuto “solo” una bravata. I tre “poveretti” sono stati portati nel carcere di San Vittore. Bisognerà aspettare la cartella clinica del clochard, che è ancora sotto osservazione, per valutare esattamente le responsabilità da addebitare loro. I carabinieri, comunque, tendono a escludere qualsiasi collegamento fra l’ aggressione al clochard svizzero e quella verificatasi non oltre un mese fa in Piazzale Cantore, di fianco alla Darsena dei Navigli, a meno di un chilometro di distanza. Anche in questo secondo caso ad essere vittima dell’ aggressione un debole, uno che non può difendersi: Alfonso Ricardo Mora, un senza dimora di 64 anni, massacrato con una spranga mentre dormiva in una cabina telefonica. L’ uomo è stato ricoverato in gravi condizioni., mentre il suo aggressore è rimasto sconosciuto perché una telecamera che l’ aveva ripreso non ne aveva immortalato il volto. Cosa può portare dei ragazzi a commettere gesti così assurdi e violenti? Io penso la povertà interiore frutto di un’ educazione sbagliata, impregnata di input negativi che provengono dal mondo esterno in cui il messaggio prevalente è quello del più forte che deve prevaricare il più debole. Notizie come queste devono provocare indignazione nelle persone perbene, soprattutto nelle famiglie che costituiscono le prime cellule di una comunità. Ci devono portare a riscoprire valori quali l’ educazione, il rispetto del prossimo, del diverso, per poter sperare che con l’ impegno e la buona volontà di tutti si riesca a creare una società migliore. (Foto e immagini da Google.it)