Un ragnetto occhialuto, dotato di cilindro, quasi a sottolineare una particolare forma di nobiltà, ma anche una dentatura che si evidenzia in primo piano, il che significa che l’animale, volendo, morde. Otto zampe proiettate in tutte le direzioni, con una appoggiata ad un bastone da passeggio. E fa nove: nove arti, appunto. Libreria che spazia dalle classiche pittura e scultura alle moderne cinema e teatro, alle gravi musica e architettura, all’eterea danza, alla fantasiosa moda, al novecentesco fumetto, cui viene riconosciuta dignità artistica. Sita nella centralissima piazza delle Biade, seminascosta all’interno di una galleria, è gestita da giovanissimi ed ambisce a divenire un punto d’incontro per artisti emergenti e piccola editoria. La libreria aderisce al circuito distributivo “Inteno 4” per piccola e media editoria di qualità, ma anche, e qui c’è taglio “giovanilistico” della nova libreria, attenzione alla cosiddetta “cultura alternativa” o “controcultura”, fenomeno che è nato ufficialmente in America negli anni ’50 con la “beat generation” e che si presenta per essere fondamentalmente una “cultura alternativa” ad un approccio razionale all’esistenza. In particolare, saltando qua e là da un bancone all’altro, ho respirato una qual certa atmosfera punk, soprattutto in presenza di determinati titoli di libri. Dal mio punto di vista un approccio culturale di questo tipo è un’espressione della crisi, anche e soprattutto esistenziale, del nostro tempo, ma non un superamento della crisi stessa. E’ a questo che bisogna mirare con il rischio, altrimenti, di crogiolarsi eternamente in un malessere o “male di vivere” che non può essere uno stato permanente dell’esistenza, ma solo una fase transitoria in vista di uno sviluppo in chiave propositiva. Che sia ora di sviluppare una alternativa all’alternativa?
( foto e immagini da goolge.it)