Il grande successo ottenuto dal “Movimento 5 stelle” di Beppe Grillo nelle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio scorsi sembra abbia creato panico, o almeno insofferenza, nell’intera classe politica italiana, a cominciare dall’uomo del Colle. Non si riesce a capire infatti come il Capo dello Stato possa aver dichiarato che quello del soggetto politico del (ex?) comico genovese non sarebbe stato un vero e proprio boom. E’ una dichiarazione che offende l’intelligenza degli italiani perché nega la realtà non riconoscendo quella che è un’evidenza solare: la crisi del sistema politico in quanto tale, di una classe politica che ormai non rappresenta altro che se stessa e vive per assecondare il suo famelico istinto di autoconservazione.
Lo stesso Napolitano ha di recente parlato di necessità di una “rigenerazione della politica”; bene, l’onestà intellettuale e il suo ruolo dovrebbero imporgli, o almeno consigliargli, di essere un po’ più prudente nelle dichiarazioni: se infatti egli fosse stato coerente con l’affermazione appena citata avrebbe dovuto, e dovrebbe, salutare con favore l’ingresso a pieno titolo sulla scena politica di un nuovo soggetto, di cui Grillo è certamente l’ispiratore ed il megafono (a volte volgare certo, ma non si dimentichi che egli nasce come comico e parla come l'uomo della strada), ma che è formato da molte persone preparate, in prevalenza giovani, che credono ad un cambiamento radicale della politica o, in altre parole, vogliono tornare a ciò che la politica dovrebbe essere e non è più da tempo.Un movimento che ha un programma e di quest’ultimo bisogna parlare, entrare nel merito dei problemi, fare politica appunto.
E non è Napolitano, per di più a urne ancora aperte (visto che devono ancora svolgersi i ballottaggi), che è certamente un garante, ma della Costituzione e non dei partiti tradizionali o, peggio ancora, degli uomini politici della “casta”, che può decidere quali partiti vadano bene e quali no. Nel panorama stagnante, e ormai spesso rivoltante, della politica italiana ben vengano nuovi soggetti politici e nuovi personaggi, possibilmente giovani e preparati (oltre che onesti…); infatti, perché la “rigenerazione” di cui parla il Capo dello Stato non rimanga un’espressione vuota e retorica, come molte fra quelle del lessico politico, ma diventi concreto ritorno a comportamenti virtuosi bisogna cominciare a cambiare le facce. Foto da Google.it