Di carattere estroverso egli diveniva presto il protagonista della vita mondana dove riscuoteva elogi a pioggia dagli ammiratori. Egli divideva il tempo, in egual misura, tra il violino e le donne. Era sempre pronto a innamorarsi e disposto a sposarsi. Scriveva spesso di avere conosciuto deliziose fanciulle dal volto angelico e dalla raffinata se sensibilità ed educazione, tutte adatte, a suo dire di diventare sue spose. Lodava di ogni dama conosciuta la semplicità e il volto angelico e il carattere così dolce e mansueto. Ma nonostante fosse così sensibile al fascino femminile Paganini non si sposò mai. Era incapace di un legame serio e duraturo con una donna. Con la donna più importante della sua vita, Antonia Bianchi, avrà un figlio, Achille che terrà con sé dopo avere chiuso la relazione con lei versandole duemila scudi di Milano. Amava definirsi un vagabondo: Parma, Ferrara, Padova, Verona, Napoli, Bologna, raggiunse il successo in ogni teatro dove teneva dei concerti. La vita sregolata gli presenterà il conto: era afflitto da Lue e tubercolosi. Morì il 27 maggio del 1840 per un colpo di tosse mentre si stava per mettersi a tavola.