A leggere i giornali di questi giorni si possono provare diverse sensazioni che scaturiscono da notizie che non possono lasciare indifferenti. In particolare hanno attirato la mia attenzione tre notizie che, apparentemente, non hanno niente in comune ma che in realtà dimostrano, se analizzate insieme, quanto sia profondamente ingiusto il nostro Paese, caratterizzato da disuguaglianze e privilegi. La prima notizia riguarda l’ assenteismo record alla Camera. A Montecitorio, infatti, ad ascoltare il ministro Tremonti che parlava della crisi greca c’ erano circa sessanta deputati. Ma anche negli altri giorni la situazione non è delle migliori. Solo in tre casi si sono registrate presenze record: Lodo Alfano, processo breve e legittimo impedimento. Tutti abili e arruolati quando al Senato c’ è il voto definitivo sulla legge che consente a premier e ministri di non presentarsi alle udienze: appena 16 assenti su 315, solo 7 in missione istituzionale. Numeri simili a quelli del 20 gennaio: solo 16 scranni vuoti a Palazzo Madama, 10 i senatori giustificati. Tutto esaurito anche sul Lodo Alfano nonostante fosse il 22 luglio e per giunta giovedì non sono presenti solo 13 senatori, più tre in missione. C’ è da rimanere sbigottiti di fronte alla media di assenti, giustificati o no, che difficilmente alla Camera scende sotto il centinaio e anche al Senato si avvicina alle tre cifre. In contrapposizione a questa notizia ne spiccano altre due: la morte dell’ infermiera che per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi decide di farsi prelevare 150 millilitri di sangue ogni giorno per tre giorni e fa anche lo sciopero della fame fino a quando non saranno pagati gli stipendi, e l’ ennesimo suicidio di un imprenditore che si dà fuoco in pieno centro storico a Oderzo, una tranquilla cittadina del Trevigiano. Mariarca Terracciano, 45 anni, due figli piccoli e un marito, era un’ infermiera dell’ ospedale San Paolo di Napoli. Un mutuo da pagare, un testamento affidato a YouTube. Una donna stesa su una barella, con un ago nel braccio che parla in difesa dei diritti delle persone. E’ una lezione di dignità per tutti e bene hanno fatto a tacere i politici invece di sprecare inutili parole. Nei giorni della crisi, degli stipendi non pagati e delle reciproche accuse tra vecchi e nuovi amministratori, nessuno che dimostrasse il coraggio di una mamma che diceva cose che sarebbero normali in un paese normale. “Secondo me lo stipendio è un diritto della persona. Io ho lavorato e pretendo i miei soldi”, diceva Mariarca Terracciano, “Sto facendo lo sciopero della fame, e questo può sembrare un atto quasi di pazzia, però secondo me è un atto che dimostra che stanno giocando sulla pelle e sulla salute di tutti quanti”. E lo diceva senza lo stipendio in tasca e con il sangue che le scorreva via. Doveva pagare il mutuo di aprile contratto per l’ acquisto di una nuova casa in provincia che le consentisse di andare via dall’ appartamento in affitto a Secondigliano, e offrire quindi ai suoi bambini l’ opportunità di crescere fuori da un quartiere così problematico. Si sfogava con il marito Michele, un architetto che deve fare i conti con le difficoltà della libera professione: “Stiamo subendo una terribile ingiustizia”, ripeteva Mariarca. Non stimava i politici, diceva: “Non capiscono i problemi della gente, non sanno che se i soldi non arrivano in tempo per quelli come noi sono problemi gravi”. Per questo aveva scelto questa forma di protesta: “Perché il sangue è vita, e forse vederlo così rende maggiormente visibile la difficoltà sia nostra, dei dipendenti, sia di tutti gli ammalati”. Il pensiero correva sempre lì, ai suoi ammalati, e lei due volte mamma, non li avrebbe mai lasciati soli, proprio nel reparto Maternità. Non appena la sacca si riempiva dei 150 ml di sangue, lei si alzava, rimaneva un po’ seduta per evitare che le girasse la testa e poi si metteva subito al lavoro. “Nonostante tutto non abbiamo mai fatto mancare l’ assistenza”, affermava nel video ripreso da un gruppo nato su Facebook. Era sconvolta dall’ idea di non essere pagata dopo aver compiuto onestamente il suo dovere. “Devo fare qualcosa per scuotere tutti dall’ intorpidimento”, aveva confidato al marito che invano cercava di convincerla a non compiere quel gesto così forte che avrebbe messo a repentaglio la sua vita. Altrettanto triste la storia dell’ imprenditore suicida. Giancarlo Canevese, 68 anni, era titolare di una ditta che opera nel commercio di materiali edili, era sposato e padre di tre figli grandi. Giancarlo, soffriva da tempo di un forte esaurimento nervoso probabilmente causato dai gravi problemi economici che pare affliggessero l’ uomo fino a compiere un gesto così forte che in un attimo l’ ha fatto diventare un rogo umano. Una morte che si aggiunge a tante altre di imprenditori e artigiani in crisi economica, ma anche di liberi professionisti come i due avvocati di Padova di 39 e 40 anni, il consulente del lavoro che si è gettato sotto un treno per non essere costretto a licenziare dieci persone, e poi operai e dipendenti. Ho raccontato e accostato tre notizie come queste per mettere in risalto come in un Paese dove si chiedono forti sacrifici alla gente comune, chi dovrebbe lavorare alacremente per risolvere i problemi si “assenta” nonostante sia profumatamente pagato. Mentre persone come la povera Mariarca per attirare l’ attenzione sui problemi dei più deboli, ed ottenere lo sblocco degli stipendi, ha dovuto offrire la sua vita. Tutti noi dobbiamo riflettere su queste ingiustizie che attanagliano il nostro Paese, senza rimanere indifferenti fino a quando non ci toccano personalmente. A noi che scriviamo per passione e amor di giustizia il compito di continuare a denunciarle. (Foto e immagini da Google.it)