Era nato prima di Natale e non è arrivato nemmeno all’ Epifania. E’ stato negato il diritto alla vita a un piccolo indifeso che non aveva la possibilità di difendersi e guadagnarsi un suo posto in questo mondo sempre più distratto, egoista e selvaggio. Adesso c’ è una lapide bianca nel cimitero monumentale di Bologna lì dove è custodito il corpicino del piccolo Devid. Era stato trovato in preda ad una febbre altissima in Piazza Maggiore, il “salotto” di Bologna. Poche ore dopo si è spento all’ ospedale. Quella lapide bianca ora pesa sulla coscienza di una città che si è sempre contraddistinta per solidarietà e civismo. Perché Devid era un neonato diverso dagli altri. Devid e il suo fratellino gemello Kevin facevano parte di una famiglia a dir poco disagiata e quindi non dovevano essere lasciati ai genitori. Il padre Sergio, 42 anni, e la madre Claudia, 35, erano senza lavoro e senza una fissa dimora. Girovagavano tra istituti di accoglienza, qualche parente e lunghissime ore all’ addiaccio tra la stazione e i dintorni di Piazza Maggiore. Non erano dei veri e propri senzatetto ma sicuramente gente allo sbando, senza alcuna prospettiva e con troppi figli. Oltre a Devid e al gemellino Kevin una sorellina di un anno e mezzo e altri due figli sottratti tempo fa ai genitori e dati in affido. Non si spiega perché Devid, in quelle condizioni, si trovasse nel gelo di Piazza Maggiore. Sarà compito della Procura, che ha aperto un’ inchiesta, accertare eventuali responsabilità. Per ora non ci sono ipotesi di reato ma, come specificato dal procuratore aggiunto Walter Giovannini, si “punta ad accertare in profondità le cause e le eventuali responsabilità di un fatto triste, oltre che grave”. Intanto a Bologna è polemica furiosa. Il Comune è guidato dal commissario di governo Anna Maria Cancellieri dopo le dimissioni dell’ ex sindaco Delbono travolto un anno fa dal sexy scandalo del “Cinziagate”. Sotto accusa i servizi sociali e, più in generale, l’ intera rete assistenziale. Che qualcosa non sia andata per il verso giusto è fuor di dubbio. Lo ammette la Regione: “Un fatto di inaudita gravità – afferma l’ assessore alle politiche sociali Teresa Marzocchi - : la madre era già nota ai servizi sociali ma evidentemente questi non sono riusciti a sostituirsi ai genitori. Non è accettabile, verificheremo eventuali responsabilità”. Parole che sembrano un vero e proprio atto di accusa per il Comune che replica attraverso il commissario Cancellieri: “E’ l’ epilogo di una storia tristissima. Questa povera donna è una persona che ha certamente bisogno d’ aiuto, ma che non vuole essere aiutata: ha sempre rifiutato le offerte dei servizi, forse nel timore che anche questi figli le venissero sottratti. Mi sembra che si stia cercando un colpevole a tutti i costi”, conclude la Cancellieri. La pensa diversamente il direttore della Caritas, Paolo Mengoli, che evidenzia “le carenze dei servizi” e aggiunge: “A questa città manca un vero padre di famiglia”. Una tragedia che accomuna nelle opinioni anche forze politiche di orientamento opposto. Infatti Pdl, Lega e Comunisti italiani, chiedono una “rifondazione dei servizi”, mentre il segretario del Pd locale, Raffaele Donini, parla di “vergogna” e di “sconfitta” per la città. Nel 2011 non può morire così un neonato di soli 20 giorni, non di certo in una città come Bologna, non di certo nel suo salotto buono tra l’ indifferenza generale. Giustizia per il piccolo Devid. (Foto e immagini da Google.it)