Il mito dell’eroe accompagna il cammino dell’umanità sin dai suoi albori. Nell’antichità soprattutto la Grecia ne è stata la patria ideale. Più che l’anonimo miles romanus, colpiscono l’immaginazione le gesta di questi individui eccezionali, di origine per lo più semidivina, capaci per valore delle armi e per nobiltà d’animo di sovvertire gli stessi dettami del destino e di creare una nuova storia e una nuova umanità. Se dal mito passiamo alle vicende storiche, abbiamo numerosi esempi di personalità senza precedenti che, molto più di presunti fattori economico – sociali, hanno temprato gli avvenimenti fino a capovolgere situazioni avverse e a piegare la storia con la loro ferrea determinazione. Ormai sfiorito il genere letterario dell’epica e scacciato dalla grande letteratura, il tipo dell’eroe si è rifugiato, sopravvivendo così nell’immaginario collettivo, in generi particolari e generalmente snobbati dalla critica, di cui il fumetto è il principale. La caratteristica del personaggio di Tex Willer è di rappresentare, in Italia, il “tipo” dell’eroe, vincendo la concorrenza agguerrita di altri personaggi di carta, italiani e statunitensi. La Basilica Palladiana, nella sede del Lamec. Offre una mostra antologica della testata di Tex, dalle origini a oggi. La mostra, che si intitola “Sulle tracce di Tex”, è curata da Roberto Festi, e sarà programmata in altre tre città italiane. La rassegna, organizzata da esaExpo e dal Comune di Vicenza, Assessorato alle Attività Culturali in collaborazione con Sergio Bonelli editore e con Studio Universal, con il sostegno di Unicredit Banca, resterà aperta fino al 2 maggio, con orario 10.30 – 13 e 15 – 18 (chiuso il lunedì) a 3 euro di costo. Vi sono 5 sale, ognuna con una sezione specifica: la prima è dedicata alla vicenda editoriale di Tex, la seconda ai disegni di Aurelio Galleppini, il primo disegnatore, la terza cura l’albo speciale, cioè il Tex an-nuale e le edizioni internazionali del fumetto italiano, esportato in altri 20 paesi del mondo, la quarta, sui di-segnatori successivi a Galleppini, offre tavole di Claudio Nizzi, Mauro Boselli e di altri pochi e selezionati autori. L’ultima sala a disposizione della Universal, propone un percorso video, attraverso speciali, interviste, filmati e curiosità sul personaggio di Tex e sul mondo del cinema western prodotto in Italia nel decennio 1960 – 70. Oltre 200 i pezzi in mostra, con un centinaio di tavole originali, molte delle quali esposte per la prima volta. Al di là dell’elemento grafico, la mostra di Tex è un’occasione per un discorso più ampio che riguarda il tema dell’eroe e le vicende che questo ha subito dopo il terribile, e per certi casi barbarico, XX secolo. Diciamo che si è verificata una sorta di mutazione genetica, in negativo, di cui le prime avvisaglie si possono scorgere nello stesso personaggio di Tex, nell’indurimento del tratto grafico dei lineamenti del volto e in una certa sua freddezza emotiva complessiva. Il fenomeno in questione è esploso negli “eroi” cinematografici post anni sessanta, i quali, senza ec-cezione, presentano un aumento nel tasso di violenza, che sfiora o supera la brutalità, ed una perdita dei tratti ideali e di nobiltà d’animo, a cui fa riscontro persino una certa ottusità. La violenza dei tempi ha provato l’eroe, che si è trasformato nel tipo del “duro”, sorta di bulldozer che procede nella vita con la grazia di un rinoceronte e che comincia ad acquisire persino certe caratteristiche tipiche dei suoi avversari di sempre. I personaggi rappresentati al cinema da Charles Bronson, la Arnold Swarzenegger, da Silvester Stallone, da Jean Claude Van Damme, da Steven Seagal, sono la rappresentazione visiva di questa mutazione, tanto marcata che spesso non si capisce più che soda rappresentino effettivamente tipi del genere. A livello fumettistico, tra i compagni di edicola di Tex, Barman è diventato una sorta di icona dark, figurata da una simbologia ambigua ed equivoca, che nella versione femminile scivola in un incubo sado – maso. Insomma, proprio non ci siamo. Gli eroi del XXI secolo non rappresentano più un modello ideale, né un preciso punto di riferimento etico, meno che mai un colo dell’immaginazione creativa. Questo preoccupante scadimento di piano e di livello è certo dovuto alla situazione spirituale com-plessiva del mondo in cui viviamo, che non induce all’ottimismo. Il problema è che, appunto, gli eroi non rappresentano più una reazione a questa situazione, ma ne sono lo specchio e in qualche modo la duplicano, entrando a far parte dello sconfortante quadro generale.