Una stoccata dopo l’ altra, di quelle dure che lasciano il segno. Nella sua relazione in occasione dell’ apertura dell’ anno giudiziario della Corte dei Conti il Procuratore Generale Mario Ristuccia ha assestato una serie di bordate al governo colpendo dove fa più male. Sulle intercettazioni, definite “essenziali per combattere la corruzione”. Sul processo breve che “altera i principi del diritto”. Sul federalismo che potrebbe “decentrare la corruzione”. E’ molto netto Ristuccia nel suo intervento al cospetto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Presidente della Corte Luigi Giampaolino che ha parlato prima di lui, del Presidente del Senato Renato Schifani, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e a una nutrita pattuglia di ministri tra i quali Angelino Alfano e Renato Brunetta. “Non è stata ancora ratificata la Convenzione penale del Consiglio d’ Europa sulla corruzione (Strasburgo, 1999) già da tempo sottoscritta dall’ Italia, con la conseguenza che il nostro sistema non è stato ancora adeguato alla nuova e più rigorosa disciplina dei delitti contro la P.A. e contro l’ industria e il commercio con i quali si concretizza la creazione di fondi neri che a loro volta costituiscono il necessario punto di passaggio per le successive attività di corruzione. Non appaiono indirizzati a una vera e propria lotta alla corruzione – ha affermato – il disegno di legge governativo sulle intercettazioni che costituiscono uno dei più importanti strumenti investigativi utilizzabili allo scopo e neppur l’ aver dimezzato con la legge Cirielli del 2005 i termini di prescrizione per il reato di corruzione ridotti da 15 a 7 anni e mezzo”. Infatti molti processi in tema di corruzione si estingueranno poco prima della sentenza finale, “sebbene preceduta da una o due sentenze di condanna e con conseguenze ostative per l’ esercizio dell’ azione contabile sul danno all’ immagine”. Sul processo breve il Procuratore Generale auspica che “non sia un ulteriore ostacolo alla lotta contro la corruzione”. I magistrati contabili si dichiarano “rispettosi osservanti delle norme varate dal Parlamento”, ma esprimono la loro “perplessità di fronte a recenti leggi che consentono una profonda alterazione di principi di certezza del diritto”. Un fenomeno che è sempre “patologico”, con dati “che non consentono ottimismi”, e con una “diminuzione delle denunce che potrebbe dare conto di una certa assuefazione al fenomeno verso una vera e propria “cultura della corruzione””. Nel 2010 si è registrato un aumento dei reati corruttivi del 30%: 237 casi di corruzione, 137 di concussione e 1090 di abuso d’ ufficio, mentre sono in calo rispettivamente del 14,9% e del 4,9% i reati concessivi e di abuso d’ ufficio. Da segnalare che le forze di polizia hanno “denunciato complessivamente 708 persone per corruzione, 183 per concussione e 2290 per abuso d’ ufficio”, dati che rappresentano una diminuzione rispetto al 2009 “pari all’ 1,39%, al 18,67% e al 19,99%”. Il danno economico è notevole. Le 350 sentenze emesse dalle sezioni regionali della Corte dei Conti danno per somma la cifra di oltre 250 milioni di euro di danni patrimoniali, a cui si aggiungono i 3 milioni e mezzo per i cosiddetti danni all’ immagine, intendendo con questa quella della Pubblica amministrazione. Il Presidente della Corte Giampaolino esprime tutte le sue perplessità sulle norme del federalismo e sulla formula della cosiddetta “Imu”, la tassa sugli immobili che dovrebbe nelle intenzioni andare a rimpinguare le casse dei comuni. “La Corte ha evidenziato il rischio che, nel complesso, l’ impianto previsto possa produrre squilibri in termini della dislocazione territoriale del gettito fiscale (principio cardine del nuovo assetto) e di incertezza sulla sua effettiva invarianza”, dichiara il Presidente, che nella relazione estesa spiega: “In proposito, la Corte ha segnalato che la limitazione dell’ ambito impositivo municipale – stante l’ esclusione della tassazione sulla prima casa – potrebbe comportare la penalizzazione dei comuni che non abbiano una decisa vocazione turistica e di quelli con scarse attività industriali e commerciali, comuni che, nella maggior parte dei casi, sono già tra i più poveri d’ Italia”. Insomma, la nuova sistemazione di fisco municipale , che il presidente della Repubblica ha rimandato alle Camere dopo il tentativo di farlo passare con un decreto d’ urgenza, potrebbe, secondo i magistrati contabili “produrre squilibri e, di conseguenza, tensioni non controllate, con inevitabili riflessi sulla tenuta dei conti pubblici”. Non si sono fatte attendere le reazioni. “Le intercettazioni sono utili ma vanno regolamentate”, afferma il capogruppo della Lega Nord, Marco Reguzzoni. “Sulle intercettazioni non c’ è nessuna possibilità di collaborazione con il governo”, chiosa Massimo D’ Alema. “La corruzione sarà sempre una patologia fino a quando non si risolve il problema a monte: chi corrompe deve presentarsi nelle aule dei tribunali e non rifugiarsi in Parlamento”, dice il leader Idv Antonio Di Pietro. Da segnalare che le associazioni “Libera” e “Avviso Pubblico” hanno promosso una campagna contro la corruzione raccogliendo 800mila cartoline firmate affinché i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato. A buon intenditor poche parole. (Foto e immagini da Google.it)