Conoscere la parte complessa implica un impresa in cui, l'Io come soggetto dovrebbe restare distinto dall'Io come oggetto pur restandogli identico. Sembra perciò che la mente che osserva se stessa e si conosce in realtà è presa a sua insaputa, nella circolarità autoreferenziale. In effetti, come ci ricorda Watzlawick, divenire consapevoli di chi siamo "realmente" richiederebbe uscire fuori da noi stessi e guardarci oggettivamente, un'impresa che finora solo il Barone di Münchhausen è stato in grado di compiere quando salvò se stesso e il proprio cavallo dallo sprofondare in una palude tenendosi sollevato per il suo stesso codino. Se ricordiamo quanto detto nel Teorema di Gödel sulla Indecibilità, ci rendiamo conto di avere a che fare con un paradosso simile: nessun sistema può dimostrare se stesso a partire da se stesso. La domanda "chi sono?" è formalmente indecidibile, ed il "rispetto" verso la complessità interiore passa attraverso un uso discreto e mirato delle risorse che il potenziale mentale di una persona, liberato dal giogo della critica razionale, è in grado di offrire. In sostanza quello che si verifica durante la trance ipnotica è un ribaltamento del funzionamento ordinario dei due emisferi cerebrali, per cui al sopirsi dell'emisfero sinistro (per capirci quello del pensiero logico-astratto, lineare, fondato nel tempo e nello spazio, particolare a tale proposito la distorsione spazio temporale collegata inevitabilmente ad ogni induzione ipnotica) corrisponde un potenziamento percentuale di quello destro (fondato invece sul pensiero circolare, immaginativo, musicale ed emozionale, il potenziale mentale libero perché non definito e confinato dalla conoscenza stessa) grazie al quale è possibile dialogare direttamente con l'inconscio corporeo. Quali che siano infatti i limiti di una ipnosi-terapia, di fatto la trance realizza sempre profonde modificazioni somato-viscerali che si configurano come il punto di partenza essenziale per andare a modificare quei tracciati neuronali prefissati che il sintomo utilizza per riproporre eternamente se stesso, nel tentativo di mantenere l'omeostasi (non cambiamento), la scelta "migliore" dati i presupposti del sistema stesso (storia di credenze, valori, convinzioni della persona, le nostre deduzioni, credenze e la struttura del nostro linguaggio retroagiscono sulla percezione della realtà e la strutturano producendo vari fenomeni quali per esempio la proiezione). Già a partire dal livello neurologico troviamo un sistema avvolto su sé stesso, le azioni motorie hanno effetti sensoriali e le azioni sensoriali effetti motori, l'ipnosi lavora sui due fronti contemporaneamente e complessivamente, permettendo di raggiungere dei principi d'utilità funzionale al sistema raggirando i principi di "buona forma" legati allo stato mentale di realtà, razionalmente condivisi (praticamente il cosiddetto "miracolo" viene contemplato come potenzialmente possibile). Con l'ipnosi si arriva ad un limite invalicabile di supposizioni e preposizioni, come per il Teorema d'incompletezza di Gödel che ci insegna qualcosa di veramente importante: in ogni sistema (individuo) ci sono una serie di proposizioni indecidibili cioè inconfutabili e al contempo indimostrabili all'interno del sistema stesso. Per poter dimostrare la completezza e la coerenza del sistema occorrerebbe uscire dal sistema preso in esame e ricorrere a una serie di metateoremi a loro volta indimostrabili se non con un ulteriore meta-metateorema e così via fino all'infinito. È il paradosso del regresso all'infinito: se voglio dimostrare che A è un fatto, è necessario una prova, cioé per esempio B. Ma cosa mi assicura che B sia valida? Ho dunque bisogno di una seconda prova a un livello logico superiore, la metaprova C e poi per validare questa metaprova ho bisogno della metaprova della metaprova e così via fino all'infinito (Douglas R. Hofstadter, GÖdel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante, Adelphi Edizioni, Milano 1984, p. 752).