“...la Via del samurai è la morte. Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte, è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta semplicemente armarsi di coraggio ed agire....L’essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata. Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via...” (Yamamoto Tsunemoto 1659-1721) In questi giorni, colpiscono due aspetti della grave vicenda che ha colpito il Giappone: la compostezza della maggior parte dei suoi abitanti, e l’abnegazione di altri, moderni Samurai. Sto parlando di quel manipolo di uomini che su base volontaria, hanno deciso di sacrificarsi, così come i coraggiosi “liquidatori” di Cernobyl, in sprezzo al pericolo della loro stessa vita. Estrapolando le citazione aforismatiche del celebre testo Hagakure, si potrebbe pensare ad un gruppo di esaltati dediti ai massacri per il puro gusto di seminare terrore e sangue. Non è così. L’intero codice è un raggruppamento di regole che rivelano un pensiero sì complesso, ma altamente positivo. L’obbedienza, portata talvolta fino alla morte, non manca di mai di ponderatezza e rinnovo. Morire per degli ideali può essere onorevole, ma non è sempre necessario effettuarlo fisicamente; il sacrificio consta soprattutto nella soppressione del proprio ego e la propria essenza soggettiva per raggiungere la perfezione che sta nella fedeltà ai propri ideali. Attraverso la vittoria sulla paura di morire, ottenuta volgendo lo sguardo verso di essa, consapevoli della inevitabile fine di ogni persona, l’essere umano raggiunge la libertà e la pace interiore. In fondo anche negli insegnamenti cattolici, ormai perduti nelle abitudini, c’erano gli “esercizi della buona morte” il cui scopo non era quello di esaltare la fine delle persone, ma celebrarne una nuova vita, allenandosi e preparandosi al terminare di questa terrena. Alla luce degli insegnamenti della cultura giapponese che prende ampi spunti dalla via del Bushido, c’è dunque un invito a vivere della vita ogni singolo istante, cogliendone la sua unicità. “...di certo esiste solo il particolare scopo del momento presente. Tutta a vita è fatta di momenti che si susseguono. Una volta compresa questa regola fondamentale, il samurai non deve più manifestare impazienza né porsi altri scopi...” La via del samurai dunque non si radica nei conflitti verso gli altri, ma soprattutto evolve verso la vittoria con sé stessi e le proprie paure. Quale differenza profonda con quelli che si definiscono martiri e kamikaze e si fanno esplodere in mezzo alla gente o davanti alle moschee, uccidendo i figli del loro stesso popolo: là liberi di scegliere per trovare la pace nella nobiltà della perfezione, qua poveri giovani di mente fragile plagiati e manovrati con vane promesse di bordelli ultraterreni. Là persone che si immolano per il loro signore e per il popolo; qua il pluriomicidio contro il popolo. Ognuno di questi insegnamenti può essere ancora attuale al giorno d’oggi. Prova ne sia che ogni epoca ha o ha avuto i suoi Samurai. I più vicini nella memoria sono quelli di Cernobyl: alcuni di loro scavarono una galleria sotto il reattore, spalando a mani nude la grafite radioattiva dopo essersi liberati delle ingombranti e quasi inutili tute di piombo, ben sapendo che la loro fine era segnata anche se le autorità cercarono di mistificare il pericolo; così come i cartografisti che giravano a piedi tutto il giorno per disegnare la mappa delle radiazioni, o tutti coloro che a turno, gettarono nell’immenso scheletro del reattore , tonnellate di materiale inerte e cemento atto a sigillarne i resti; i “pompieri” giapponesi hanno dalla loro più conoscenza e mezzi tecnici, ma anch’essi cercano in tutti i modi possibili di contenere la fusione del nucleo, nuova catastrofe che ancora nessuno è in grado di quantificare come uno stillicidio velenoso o come devastante deflagrazione. Il comune denominatore è la coscienza del sacrificio estremo, presa con greve, serena ineluttabilità “...Un antico proverbio recita: una decisione va presa in uno spazio di sette respiri....Se un uomo esita troppo a lungo a prendere una decisione, si addormenta....Bisogna essere determinati e avere il coraggio di gettarsi nell’impresa”. Il tempo di sette respiri tutti quegli uomini hanno avuto per decidere con consapevolezza, ed hanno agito poiché “...il coraggio e la vigliaccheria non sono argomenti da discutere in tempo di pace. Sono di natura diversa....” Onore dunque ai martiri del 1986 che salvarono l’Europa; onore a questi uomini che si immolano per salvare altre vite dando in cambio la loro con la consapevolezza che ”....quando un acquazzone ci sorprende cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni, ci inzuppiamo ugualmente. Se invece fin dal principio accettiamo di bagnarci, eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose” (Citazioni da Hagakure, il libro segreto dei Samurai; foto ed immagini da Google)