Secondo un recente studio condotto alla scuola di medicina di Washington, il sonno, oltre che permettere la sedimentazione dei ricordi, aiuta a liberare spazio nella nostra memoria per consentirci di acquisire nuove informazioni. La ripulitura avviene tramite l’eliminazione di alcune connessioni neutrali (sinapsi) al fine di consentire l’agevole creazione di nuove. La scoperta è stata fatta dal dottor Paul Shaw e il suo gruppo di ricerca, attraverso esperimenti condotti sul moscerino della frutta che ha una attività del sonno molto simile a quella umana. Che il sonno contribuisse in modo significativo a rafforzare i circuiti della memoria a lungo termine era già stato ipotizzato nel 2004 da una equipe composta da tre scienziati italiani e uno svizzero che operavano presso l’Università del Wisconsin. Il sonno, secondo gli studi, fa pulizia di tutte le conoscenze inutili acquisite durante il giorno, riordina quelle utili e seleziona le esperienze vissute. Si vengono così ad estinguere connessioni neurali obsolete e si creano nuove connessioni fatte da tutto ciò che di valido abbiamo acquisito nell’arco della giornata: nozioni, situazioni, movimenti, persone, oggetti ecc… Dormire per un numero adeguato di ore è una sorta di attività di “inventario” della memoria indispensabile per garantirci maggiore ordine mentale durante le ore di veglia e migliori prestazioni intellettive.