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Febbraio 2024 - Anno XVII - Numero 1 - Giovedì 18 Aprile 2024
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Green social festival: le nuove sfide della tecnologia.

Nuove tecnologie ed idee innovative. Un festival per le grandi idee

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Bologna. Green Social Festival, questo il nome dell’evento sull’ uso dell’energia rinnovabile, tenutosi a Bologna. Un’occasione di dialogo e confronto in cui si sono alternate le voci di professionisti dell’imprenditoria e dell’università. Come può la crescita tecnologica migliorare la vita di tutti i giorni rivelandosi uno strumento utile per risolvere le problematiche mondiali più gravi? A questa ed a tante altre domande si è cercato di rispondere durante il dibattito sull’Imprenditoria esponenziale. “L’imprenditore è colui che vede la realtà come tutti gli altri la vedono ma a differenza degli altri sceglie di fare qualcosa al riguardo” Con queste parole di Santiago Bilinkis si apre un interessante confronto. “Fare” è il verbo chiave che distingue un imprenditore da un innovatore il cui obiettivo, invece, è pensare. Ecco che dall’unione di fare e pensare nasce l’incredibile miracolo del progresso. La domanda attorno a cui è ruotato il dibattito, infatti, è: Come fa un’idea a trasformarsi in innovazione tecnologica? Si è cercato di rispondere attraverso un’analisi approfondita del processo di trasformazione di un’idea (invenzione) in innovazione, passando al setaccio le varie fasi di questo percorso. “Per prima cosa bisogna tener presente che le tecnologie subiscono una crescita esponenziale” ha precisato Ismail Salim direttore della Singularity University che aggiunge“ Questo significa che le High technologies: nanotecnologia, biotecnologia, intelligenza artificiale, computing e medicina di anno in anno raddoppiano le loro prestazioni, come indicato dalla legge di Moore”. Il processo di trasformazione delle idee in innovazione tecnologica, però, è un percorso ad ostacoli dove condizionamenti politici, sociali e culturali possono frapporsi tra l’idea e la sua realizzazione. Perciò è importante l’aiuto, il sostegno e la collaborazione di diversi attori sociali. Un caso davvero singolare. Tutti siamo a conoscenza della difficoltà delle nostre università che, o per mancanza di fondi o di strumenti, talvolta non riescono ad assistere le idee. Una prospettiva avvilente per noi giovani, la classe dirigente del futuro, in balia di incertezze e continue oscillazioni. Purtroppo non sempre il mondo accademico è in grado di traghettare idee innovative verso il mondo dell’impresa e molto spesso l’invenzione si ferma alla sua fase embrionale. “Stiamo cercando di sanare il gap tra università ed imprenditoria” precisa Dario Braga, prorettore alla ricerca dell’università di Bologna ed aggiunge “Ci stiamo impegnando per costruire il ponte mancante tra università e business, un ponte in grado di veicolare l’idea e trasformarla in startup, innovazione”. In questo scenario l’esperimento della Singularity University appare una voce fuori dal coro. Infatti, come suggerisce il suo stesso nome, questa università si presenta come un caso davvero “singolare”, un vero e proprio Caronte, traghettatore di idee. È una delle sue voci più autorevoli, l’executive director Ismail Salim, a chiarirne la specificità. “ La Singularity cerca di formare i suoi studenti come futura classe dirigente in grado di interpretare la portata di questi cambiamenti e di usarli a servizio del mondo”. In che modo ? Instillando nei ragazzi l’idea che etica e profitto non sono opposti ma elementi complementari. Trasformando infatti la propria idea in startup si può offrire un servizio utile all’umanità. “Abbiate lo scopo di incidere positivamente su un miliardo di persone” è l’invito di Salim. Il 60-70% degli studenti della Singularity ha fondato proprie aziende e questo dato appare ancora più sconvolgente se confrontato con i tassi di disoccupazione giovanile in Italia. Molto spesso è proprio lo scenario scoraggiante aldilà della barricata accademica, a spingere i talenti ad emigrare. I veri protagonisti della Singularity, i suoi studenti, invece, si sentono forti e con le idee chiare. A prendere parola, sono ex allievi italiani che hanno condiviso con il pubblico la loro incredibile esperienza. Si è parlato di innovazioni tecnologiche quali l’invenzione di dispositivi sotto pelle per pazienti malati così da poter monitorare il loro stato di salute a distanza, evitando il ricovero in ospedale. Uno di loro, ha posto l’accento sui vantaggi del mondo globalizzato per i giovani: “oggi è possibile fare di tutto grazie agli odierni strumenti informatici: si può vivere in Giappone e lavorare negli stati Uniti attraverso il computer”. “Noi ragazzi abbiamo di fronte due strade: salire sul treno della sfida che il progresso tecnologico ci offre, senza pensare alla stabilità di un posto fisso o stare a guardare il treno che ci scorre davanti agli occhi” Queste parole e l’entusiasmo con cui venivano pronunciate non potevano lasciare indifferenti. I giovani, oggi, dovrebbero abbandonare gli schemi culturali che prevedono un fisso guadagno in un fisso posto e lanciarsi nell’affascinante mondo della scoperta. Quest’ultimo non è in grado di offrire certezze nel breve periodo ma porta sicuramente a sfruttare le potenzialità della mente umana. Un’esperienza che merita di essere vissuta e che va oltre le grigie mura di un ufficio. Ciò che sfugge è che i ragazzi, oggi, non chiedono certezze ma possibilità ed è in esse che il mondo politico, culturale ed accademico dovrebbe investire. La possibilità è il terreno fertile da cui spunta il virgulto dell’invenzione. Ankur Jain è uno degli esempi più riusciti della Singularity University. Soli 22 anni, studente universitario, già fondatore di una società la Kairos Society, Jain in un’intervista rilasciata alla CNN spiega di cosa si occupa. Sostiene che, sebbene la sua sia una società no profit essa genera introiti. Jain sottolinea, inoltre, l’importanza per i giovani di mettersi in gioco diventando imprenditori di se stessi. “Del resto” afferma “Se i giovani egiziani hanno rovesciato il governo è anche per un senso di rivalsa: hanno voluto far sentire la loro voce e prendere in mano i loro destini. Anche loro vogliono essere imprenditori”. Alla domanda del cronista su come si possa investire in un’invenzione dove mancano capitali, lo studente risponde che è un problema facilmente superabile in quanto “il capitale non è patriottico ma esportabile. L’importante è che ci sia un’idea che funzioni”. Pensare al mondo come ad un unicum globalizzato dove non ci sono barriere di alcun tipo, finanziare e sostenere un’idea, tutto questo sta alla base dell’unicità e del successo della Singularity University. Gli investors. Il processo che vede l’idea trasformarsi in innovazione prevede diverse fasi: la genesi lo sviluppo, la trasformazione, la diffusione. Oltre all’università che dovrebbe essere presente nella fase embrionale, un ruolo fondamentale è quello degli investors. Questi, sono i protagonisti della fase di trasformazione dell’idea, in quanto attraverso l’investimento dei capitali la curano, la assistono e la trasformano. E’ Andrea Pontremoli amministratore delegato di Dallara, importante azienda di produzione automobilistica, a spiegare in modo chiaro ciò che determina il successo di un’invenzione. “ Quando l’idea nasce siamo nella fase dell’invenzione. In questa fase l’idea è unica, originale” afferma Pontremoli e continua “Poi c’è la fase della trasformazione quando l’idea diventa innovazione e perde la sua originalità ed unicità in quanto è alla portata di molti ed è diventata tecnologia. Infine, quando la tecnologia si diffonde diventa cultura, un fenomeno sociale a disposizione di tutti per il benessere collettivo” Che ruolo hanno gli investitori in questo processo? Alla domanda risponde Francesco Marini Ciarelli presidente di Italian Angels for growth. “Noi assistiamo l’idea nella sua fase iniziale, nella cosiddetta fase death Valley.” Afferma Ciarelli “Selezioniamo l’invenzione e dopo che l’imprenditore ne ha vagliato bene le potenzialità, noi investiamo.” Della stessa idea è Pontremoli che ricorda il cardine della politica di investimento di Dallara ”Non si investe in cosa ti fa guadagnare di più ma in cosa ti fa imparare di più” Argilla o cemento in Italia? Alla luce di questo dibattito una domanda sorge spontanea: quali basi offre il panorama italiano alla ricerca e tecnologia? Basi di argilla o cemento? E’ innegabile, infatti, che il terreno italiano abbia sempre dimostrato cedimenti sotto il peso delle nuove sfide tecnologiche. Se si considera, infine, il contesto culturale del nostro Paese dove l’influenza della Chiesa è preponderante, la sfida verso nuovi traguardi diventa ancora più difficile ma non impossibile. “Qual è il nostro tallone d’Achille ?” A rispondere è Andrea Pontremoli “Anche se di base ci sono buone potenzialità, ciò che manca è lo spirito di rischio ed il coraggio nel nostro Paese” Le sue parole sembrano fare l’eco a quelle di Salim quando spiega i motivi del successo della Silicon Valley: “La Silicon Valley è un’area ad alta concentrazione di aziende high tech per 3 motivi” afferma “ Localizzazione della conoscenza: in quest’area si trovano grandi menti in tutti i settori; una forte apertura mentale da cui scaturisce uno spirito di mutua collaborazione e last but not least, nella Silicon Valley, il rischio viene incoraggiato. Non si ha paura di fallire: Se vuoi risolvere i problemi mondiali devi correre rischi”. Sicuramente l’ obiettivo Silicon Valley resterà una chimera per l’Italia che di certo non spicca per il suo spirito d’avventura ma preferisce guardare, da spettatrice, i successi altrui. Il rischio è proprio ciò che manca al nostro Paese affinchè possa dotarsi di vera capacità tecnologica. “Rischio non significa incoscienza ma presa di coscienza che ciò in cui si credere può risolversi tanto in successo quanto in fallimento”. E’ quanto sostiene il giornalista ed imprenditore Emil Abirascid. Il fallimento, infatti, non ha un’accezione negativa ma è un nuovo punto di partenza. Dopo l’insuccesso si è più ricchi, più consapevoli, più esperti e si diventa una preziosa risorsa per l’invenzione futura. Del resto la vita non è che un continuo divenire: non c’è mai un arrivo ma sempre la soglia di un nuovo traguardo.




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    Marirosa Barbieri - newcitizenpress.com - 07/04/2011


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