Andare alla ricerca dell’ignoto affascina irresistibilmente il genere umano. Da sempre. Ed in particolare comprendere l’universo che ci contiene, quali sono i suoi costituenti e come interagiscono tra di loro rappresenta oggi una sfida alla conoscenza che ci ricorda da vicino il viaggio intrapreso dall’Ulisse dantesco.
Il nostro universo è molto complesso, ed ogniqualvolta gli scienziati compiono scoperte importanti vengono alla luce aspetti nuovi che altro non fanno che rendere più complicate le spiegazioni razionali dei fenomeni che si osservano. Sappiamo che l’universo è composto da molta più materia di quanta sia possibile osservarne con i metodi oggi disponibili ed ancora non abbiamo certezze. Uno degli obiettivi principali della missione spaziale lanciata da Cape Canaveral questo mese di maggio è quello di scovare particelle di quelle che vengono definite Antimateria, Materia oscura o Materia strana. Obiettivo e missione dove l’Italia gioca un ruolo di primo piano. Ci sarà infatti la permanenza contemporanea nella Stazione Spaziale Internazionale di due astronauti italiani, Roberto Vittori che partirà con lo Shuttle per raggiungere Paolo Nespoli che già si trova nello spazio dallo scorso dicembre. Lo Shuttle porterà apparecchiature elettroniche ideate e prodotte in Italia. AMS – 02 è uno strumento definito tecnicamente “spettrometro magnetico”, un oggetto del peso di parecchie tonnellate che sarà messo in orbita proprio da Vittori e che avrà la funzione di studiare i raggi cosmici con un grado di accuratezza mai raggiunto prima. Nei dieci anni di vita prevista l’AMS-02 invierà a terra segnali che potranno rivelare la presenza di quelle particelle di materia ignota che deve esistere ma che continua a ad essere tale proprio perché è difficile da rilevare.
Il cuore di tutta l’apparecchiatura è l’elettronica, che offre la possibilità di avere precise misure di carica, velocità, energia e direzione di moto di ogni particella catturata nello spazio. I fisici che indagano sulla materia e studiano le particelle hanno fornito le indicazioni necessarie allo sviluppo del progetto ad una azienda che ha sede in Toscana, in provincia di Pisa, la SITAEL Aerospace, a capitale interamente italiano. Gli ingegneri dell’azienda hanno tradotto in pratica quanto richiesto, mettendo a punto tutta l’elettronica, testata per la affidabilità e per l’accuratezza delle misurazioni.
“Le apparecchiature scientifiche che vengono inviate nello spazio devono avere una grande affidabilità, perché gli interventi di manutenzione non sono quasi mai possibili” spiega l’ingegner Francesco Petroni che ha diretto l’equipe che ha progettato e realizzato l’elettronica. “Le apparecchiature che andranno in orbita sono progettate per svolgere la loro funzione nei prossimi 10 anni, ma esperienze precedenti ci hanno rassicurato perché gli apparecchi messi in orbita continuano a funzionare ben oltre il periodo che era atteso”. Un ottimo successo che mette l’elettronica aerospaziale di produzione italiana ai vertici mondiali del settore.
È ancora prematuro pensare ad applicazioni pratiche di quanto studiato e messo a punto per le misioni spaziali, ma e solo spingendosi ogni limite che si realizza un vero progresso nella conoscenza umana. Ulisse ce lo ha insegnato.
(foto e immagini da Google.it)