Gli ecosistemi non sono esclusivamente costituiti da un bel bosco da ammirare o da un fondale marino da fotografare, ma sono essenziali per la nostra vita. Ci danno l’ acqua per il nostro consumo, il cibo, sostanze utili per moltissimi usi, compreso quello farmaceutico, ad esempio, e ci forniscono servizi insostituibili come la purificazione dell’aria, dell’acqua e dei suoli e la distruzione delle sostanze inquinanti. È evidente che quando vengono modificati gli ecosistemi a causa dell’intervento umano, risulta elevato il rischio per la salute. Basti pensare a quello che avviene nelle vicinanze dei grandi complessi industriali dove aria e suolo sono stati modificati dall’immissione di sostanze che prima non erano presenti e l’ambiente stesso è stato modificato pesantemente. La salute dell’uomo ne risente nell’immediato, ma la specie umana fatica ad adattarsi a cambiamenti così repentini. L’adattamento delle specie all’ambiente è un processo molto lungo, che ha bisogno di tempi che si misurano in parecchie centinaia di anni.
L’OMS. Organizzazione Mondiale della Sanità è un organismo internazionale con sede a Ginevra che si occupa della tutela della salute del genere umano e quindi anche dello studio degli effetti del cambiamento degli ecosistemi sulla salute umana.
L’acqua e la sua qualità è forse il problema principale che si trova ad affrontare chi si occupa di questi problemi. L’acqua è essenziale per la vita umana, sia perché serve all’uomo direttamente, sia perché costituisce elemento vitale per tutte le specie alimentari che vengono consumate. L’acqua ricca di sostanze inquinanti non può essere utilizzata per la pesca o l’allevamento del pesce e neppure per l’irrigazione dei campi. Il consumo di acqua non perfettamente pura può causare molte malattie, tra le quali epatite e colera, o anche una banale diarrea che può diventare letale nei paesi più poveri del mondo.
La desertificazione è un altro tema che preoccupa non poco. Il crescente bisogno di cibo e di conseguenza la maggior pressione delle pratiche agricole sui terreni arabili sta portando a fenomeni di stress delle terre e dei pascoli, che si traducono in aumento dei fenomeni erosivi, compattamento dei suoli e la loro salinazione o inquinamento chimico per uso eccessivi dei fertilizzanti. È facilmente comprensibile come questo fenomeno abbia inesorabili effetti sulla salute dell’uomo.
La biodiversità è il terzo filone di studio. Gli studiosi hanno stabilito che vi sono conseguenze negative sulla salute dell’uomo quando vengono perdute alcune specie animali o vegetali in un determinata area geografica. La perdita di una specie significa perdere alcuni composti chimici che la specie poteva produrre e abbandonare per sempre quel patrimonio genetico che si è sviluppato nell’arco della storia del nostro pianeta.
Non sono infine da sottovalutare gli aspetti culturali legati agli ecosistemi. Le persone ottengono diversi benefici non materiali dalla loro integrità come possibilità ricreative e turismo, o più semplicemente un senso di pace, di apprezzamento estetico e, talvolta, di ispirazione. Secondo un’ipotesi ci sarebbero benefici mentali e fisici derivanti dal contatto diretto con ecosistemi ricchi e variati, inclusi i giardini urbani.
Che cosa suggeriscono di fare per contrastare i danni? Sostanzialmente si possono adottare due strategie: la prima è quella di cercare di mitigare gli impatti negativi sull’ambiente derivanti dalle attività umane. La seconda e forse più innovativa proposta consiste nel favorire l’adattamento delle popolazioni ai cambiamenti degli ecosistemi. La parola d’ordine è ridurre la vulnerabilità, strategia che si attua attraverso l’eradicazione della povertà estrema e la promozione della scolarizzazione dei giovani. L’uguaglianza tra i sessi e il lavoro per le donne, la riduzione della mortalità infantile e la protezione delle gestanti ed infine la messa in atto di efficaci strategie contro malattie come l’AIDS e la malaria possono, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, contribuire all’adattamento delle popolazioni al mutamento degli ecosistemi.
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