BELGRADO. Cresce la paura a Belgrado dove, gli ultranazionalisti hanno indetto una manifestazione domenica 29 maggio in sostegno di Ratko Mladic, l'ex generale serbo-bosniaco catturato giovedì scorso nel nordest della Serbia dopo 16 anni di latitanza. Genocidio e crimini contro l’umanità, sono queste le colpe di cui è accusato Mladic ritenuto coinvolto nel massacro di Srebrenica, dove nel luglio 1995 8 mila musulmani furono uccisi dalle truppe serbo-bosniache da lui guidate. Le sorti dell’ex militare detenuto presso il Tribunale speciale per i crimini di guerra, da quando è stato catturato nel villaggio di Lazarevo nella casa di un suo lontano cugino, sono appese ad un filo. A renderlo noto sono la moglie, il figlio e l’avvocato difensore Milos Saljic che costantemente gli fanno visita. "Mi ha detto che lui non ha nulla a che vedere con Srebrenica", ha affermato il figlio. "Al contrario, mio padre ha sottolineato che a Srebrenica ha salvato donne e ragazzi, e che gli ordini da lui impartiti erano stati quelli di "evacuare feriti, donne e bambini". Così come giungono notizie poco rassicuranti sulla sua salute psichica “Mladic non sta bene sopratutto dal punto di vista psichico, visto che con lui non è possibile avere una normale conversazione che abbia un senso logico”. Lo ha detto il suo avvocato difensore Milos Saljic,al termine di un incontro con l’imputato. Ela salute malferma potrebbe essere il cavillo cui gli avvocati di Mladic potrebbero appigliarsi per evitare che non venga trasferito al tribunale penale dell’Aia. Intanto a Belgrado sono state notevolmente rafforzate le misure di sicurezza in vista della manifestazione Ad organizzare il raduno è stato il Partito radicale serbo (Srs), il cui leader è Vojislav Seselj. Ed il ministro dell'interno, Ivica Dacic, ha annunciato un rafforzamento della sicurezza e dei controlli nei punti sensibili di Belgrado e in particolare intorno agli edifici pubblici più importanti, alle sedi diplomatiche occidentali, e all'edificio che ospita lo stesso Mladic.