Vittime silenziose della crisi economica e di una società ingiusta che non premia chi ha investito in un percorso di formazione e conoscenza. Questa la situazione di oltre un milione di giovani nel Mezzogiorno, soggetti deboli di una società immobile che li relega in condizioni di marginalità professionale. Una situazione paradossale, e le cifre sono lì a testimoniarlo. Infatti, più del 60% delle persone che hanno perso il lavoro tra la metà del 2008 e la metà del 2010 era impiegata al Sud, 361mila posti persi nel meridione su un totale di 574mila. Da evidenziare che il crollo occupazionale riguarda soprattutto le fasce giovanili, basta notare che gli occupati dai 15 ai 34 anni nel Mezzogiorno sono diminuiti di ben 344mila unità. Su circa 4 milioni di precari in Italia, 240mila si trovano nella pubblica amministrazione. Critica la situazione nel mondo della scuola con oltre 200mila, malgrado in una regione come la Campania, oggi, ci sia bisogno di circa 3.700 bidelli e amministrativi e di un migliaio di insegnanti. Inoltre i giovani precari percepiscono retribuzioni da fame. I loro guadagni, infatti, sono di almeno un quarto inferiori rispetto a un lavoratore che svolge gli stessi compiti con un contratto a tempo indeterminato. In Italia, oggi, si contano quasi quattro milioni di precari di cui il 56% nel Centro-Sud, in aumento del 4% tra il 2008 e il 2010. Si trovano soprattutto negli alberghi, ristoranti e nei servizi pubblici e sociali. In questa triste classifica il primato è del Mezzogiorno con oltre 1.336.000, di cui 280mila in Puglia e 273.300 in Campania, secondo le stime della Cgia di Mestre. Al momento il loro peso sul totale degli occupati equivale al 21,6%. Nella maggior parte dei casi sono impegnati in lavori pesanti sotto il profilo fisico, anche perché sprovvisti della necessaria qualificazione professionale. Una strada per formare i giovani è quella dell’ apprendistato sulla quale governo e regioni, pare, si stanno impegnando. Lo schema di decreto approntato dal ministro del lavoro Maurizio Sacconi non persuade i sindacati che invocano chiarezza sui vincoli di stabilizzazione degli apprendisti, sulla riduzione della durata dell’ apprendistato, sulla quantità di ore di formazione obbligatoria. Anche le regioni cercano di fare la loro parte. La Puglia impiega i fondi europei per finanziare l’ apprendistato professionalizzante. C’ è da augurarsi che la situazione possa migliorare per consentire a tutti i precari di avere un futuro costruito su basi solide. Ma nella società dell’ immagine sembra che ad averne la meglio siano i giovani che scendono a compromessi di natura politica e non solo. La bellezza fisica, che pare ormai avere un prezzo sul mercato, prevale sulla cultura, sulla preparazione e sull’ onestà. A chi cerca di farcela con le proprie forze per combattere e vincere in questa ingiusta società, un grande in bocca al lupo! (Foto e immagini da Google.it)