A Casapesenna (Caserta), un gruppo di volontari lavora per ripulire il campo sportivo che appartenne a Luigi Venosa, luogotenente del boss Francesco Schiavone “Sandokan”, anche lui condannato all’ ergastolo. Giovanni Allucci, amministratore delegato di Agrorinasce, assicura che nel giro di pochi giorni il campo di calcetto sarà pronto per essere utilizzato. Agrorinasce è un consorzio di sei comuni dell’ agro aversano impegnato nel recupero dei beni confiscati ai clan. Il problema è reperire i finanziamenti. Infatti ci sono beni che per essere riutilizzati aspettano le necessarie risorse economiche, come nel caso dei due terreni a Santa Maria La Fossa, confiscati a Aniello Bidognetti e Francesco Schiavone “Cicciariello”, cugino di Sandokan. Si tratta di cinque ettari di terra affidati da Agrorinasce a Nero e non solo, il circolo Arci attivo dal 1991 in provincia di Caserta contro il razzismo. Il progetto di rinascita di queste terre prevede la creazione di una fattoria da realizzare anche con il contributo degli immigrati che come precisa il presidente dell’ Arci Nello Zerillo “saranno chiamati a lavorare con noi ma non saranno considerati solo come braccia di lavoro da sfruttare. La lotta alla camorra – continua Zerillo – passa anche attraverso iniziative che coinvolgano i migranti, di solito sfruttati con la pratica del caporalato. L’ esigenza è ancora più attuale dopo la strage di Castelvolturno nel 2008”. Per portare a compimento il progetto di Santa Maria La Fossa occorrono i soldi. Forse, qualche risorsa, arriverà dalla “Fondazione per il Sud” e dalla Regione. Ma il problema economico è rilevante e rende incerta l’ attività di Agrorinasce. “Essendo un consorzio di Comuni, i costi di gestione sono a carico di questi ultimi”, afferma Allucci. Ma nonostante le loro casse siano in rosso la fiamma dell’ ottimismo resta accesa. “In cinque anni speriamo che la fattoria sia autonoma dal punto di vista finanziario”, è l’ auspicio di Zerillo. I volontari lavorano alacremente per ripulire l’ area da erbacce, pezzi di auto e plastiche ammassati in anni di incuria. Successivamente, la facoltà di Scienze Naturali della Seconda Università di Napoli analizzerà la composizione del terreno per verificare che non sia inquinato e per studiare le colture più adatte. “L’ idea – spiega Zerillo – sarebbe di coltivare prodotti tradizionali, come il carciofo “capuanella” che era tipico di queste zone”. L’ obiettivo è quello di creare qualcosa in più di un semplice campo coltivato, infatti la chiamano “fattoria didattica” perché dovrebbe prevedere percorsi per le scuole, un agriturismo, un allevamento. Magari di bufale, visto e considerato che un’ azienda bufalina su quelle terre esisteva, ma era abusiva. Agrorinasce punta anche ad ottenere i fondi stanziati dal ministero dell’ Interno tramite il Pon (Programma Operativo Nazionale), ma c’ è da battere la concorrenza delle altre associazioni. In dodici anni di attività sono stati finanziati dal consorzio solo cinque progetti. Da sottolineare che il Governo finanzia solo uno dei 27 cantieri aperti ora nella terra dei Casalesi per il recupero di immobili e terreni confiscati. Su un altro terreno appartenuto al boss Sandokan, sempre a Santa Maria La Fossa, era prevista un’ isola ecologica e un centro di documentazione ambientale, ma nel 2008 in piena emergenza rifiuti, i finanziamenti sono stati sospesi. La speranza è che si continuino a sostenere e finanziare queste opere perché rappresentano lo strumento più efficace nella lotta alla mafia. Un boss mette in preventivo l’ arresto e la conseguente detenzione, ma quando lo si attacca negli interessi economici, che rappresentano il fine ultimo di tutte le attività criminali, lo si indebolisce non solo economicamente, ma anche a livello di prestigio e di immagine. Perciò è di fondamentale importanza sottrarre questa linfa vitale, rappresentata da denaro e da ogni sorta di bene, alle organizzazioni criminali. (Foto e immagini da Google.it)