A mezza strada tra Cavour e e Saluzzo, lungo la statale tra Saluzzo e Pinerolo, nel comune di Revello, appare, maestosa ed un pò schermita, Santa Maria di Staffarda, abbazzia cistercense voluta da Manfredo I del Vasto, marchese di Saluzzo il 25 luglio del 1135. La cosa peggiore che si può fare per non comprendere l'abbazia, è quello di entrarvi con la mentalità del turista: si finisce con passare superficialmente lo sguardo sulle navate, le colonne, restando supeficialmente abbagliati. Trattare Staffarda in questa maniera significa ridurla (quasi) alla stregua della parrocchietta dietro l'angolo. Ma se entrate in punta di piedi, in silenzio; se vi sedete in un banco qualsiasi ed ascoltate, magari con gli occhi chiusi,l'abbazia dopo qualche attimo inizierà a parlarvi.Un linguaggio intimo, introspettivo, invitante con discrezione, non con prepotenza o forza. Qualcuno potrebbe obbiettare che essendo Staffarda posta su zone in passato paludose e su linee di un campo geodetico, questa sensazione potrebbe essere avvertita da persone particolarmente sensibili; io però faccio riferimento ad altre sensazioni, come dicevo più intimistiche, intrinseche, che vanno giusto a solleticare l'anima. ABBATIAM HANCA VIRGINIS PARTU ANNO 1135-25:JULII FUNDATAM IN IPSO MONASTERII LIMINENOLI ADVENA PROSPICERE INTUS ASSERVANTUR ANTIQUITATIS ET PIETATIS MONUMENTASOSPES INGREREET UTRAQUE VENERABUNDUS ADMIRABERIS (“Non guardare o pellegrino, soltanto dalla soglia del monastero questa abbazia dedicata alla natività di Maria il 25 luglio 1135; nell’interno si conservano monumenti di antichità e di pietà. Entra con animo gioioso e con reverenza ammira gli uni e gli altri”) Giochi geometrici, tridimensionalità con la luce, con i pieni ed i vuoti, un senso spogliato, un guardarsi dentro per accedere oltre. Forse il monaco costruttore voleva per l'appunto stimolare in codesto modo la persona. Fantasie? Sogni? Che importa, lo scopo è stato raggiunto: iniziare la ricerca. Non siamo ancora entrati nell'abbazia che un piccolo architrave posto a fianco dell'entrata del chiostro, ci avverte che la realtà non è quella che sembra: dà, all'attento visitatore un primo segnale: l'asimmetria. Il fiore di sinistra ha sei petali, quello di destra cinque; le curvature delle navate corrispondenti non sono uguali; quella centrale è asimmetrica nelle sue metà. Anche le quattro colonnine sono diverse così come il motivo centrale non è...centrato. Staffarda va letta così. Osservando il Nartece, si noterà come gli archi, i capitelli, le cordonature non sono eguali, così le colonnine romaniche del portale d'ingresso; il gioco geometrico dei mattoni del pavimento raffigura un apparente quadrato iscritto in un altro, ambedue iscritti in un terzo che somiglia ad un rettangolo ma rettangolo non è. Nell'interno dell'abbazia, di stile romanico-lombardo, salta subito agli occhi il bel contrasto cromatico (rosso-bianco-nero), le possenti colonne, gli archi semi sferici: il disadorno eletto a stile. Le absidi sono rotonde. I capitelli hanno aspetto floreale o con accenni geometrici, nessuno zoomorfo o androformo; tutti i fregi sono diseguali. All'inizio dell'abside la colonna di destra è rotonda, quella di sinistra è piatta (effetto ottico: l'occhio avvicina le forme rotonde ed allontana quelle piatte): la colona di destra è di 74 cm sfalsata rispetto a quella di sinistra; 74 cm è il "metro" usato nelle abbazie cistercensi e corrisponde al cubito di Chartres. Le pesanti colonne a sinistra sono rialzate e di sezione e volume doppio rispetto a quelle di destra che, oltre tutto, sono senza zoccolo. Tutti gli angoli sono quadrangolari, l'intera struttura è romboidale. Con le spalle all'abside, si noterà come il portone non è al centro della parete così come i gradini a loro volta non sono al centro del portone. Tutta la chiesa è orientata sull'asse Est-Ovest (Ovest per chi entra), a testimonianza della conoscenza del sistema eliocentrico (scoperto ufficialmente quatto secoli dopo) e non tolemaico. La pianta è a croce latina; il pavimento sotto la crociera del transetto è sollevato da un gradone. Nella navata destra in fondo, la scala porta al dormitorio dei monaci di coro: trentatré gradini, tutti diversi tra loro. Sotto, le due aperture ora murate che immettevano nel chiostro: la più ampia per i conversi, la più ornata per i monaci. Subito oltre, la sacrestia con le tre finestre diversissime come dimensioni, strombature, gradoni. L'abside di questa navata sorregge, con otto scansioni agili e potenti, la torre campanaria, la cui costruzione è posteriore di circa un secolo. In alto sopra la campanella è dipinto uno stemma/sigla di non ancora ben chiara interpretazione: regolamento logistico interno? Raffigurazione delle regole dettate dalla Carta Charitatis? Rapporti fra conversi e monaci di coro? Nel catino absidale, il grande sole a sbalzo asimmetrico pur esso: dividendolo diagonalmente la metà sulla destra di chi guarda assomiglia alla rappresentazione della luna medievale; otto dei suoi raggi sono dardi fiammeggianti, iterpretazione figurata dei Dio. Ecco le cose più evidenti, magnificamente descrittemi dall'abate priore dell'abbazia (fu)don Carlo Peano.(continua)(foto ed immagini da Google ed archivio personale)