Prendete venti famiglie che vivono in modo indipendente in case sparse in campagna, ciascuna con le proprie abitudini, usi, costumi, leggi, interpretazioni religiose; prendete, dunque queste famiglie ed obbligatele dall’oggi al domani a vivere in un condominio a struttura verticale. Fate questo esperimento per un mese e poi, indotta un’assemblea, divertitevi ad ascoltare ed osservare quel che succede. Se siete fortunati, non esploderanno violenze fisiche, ma incomprensioni, personali interpretazioni dei regolamenti, lamentazioni che inevitabilmente degenereranno in dispetti questo si; ci sarà chi se la passa meglio e chi peggio; chi stende i panni dal lato esterno e chi no; chi farà la voce più grossa e chi sarà sottomesso. Infine qualcuno, stufo, tornerà alla vecchia casa di campagna. Guardate questo condominio e guardate all’Europa Unita ed avrete il medesimo spettacolo. I padri fondatori si sono stoicamente affannati a creare in tempi brevi (troppo) questo condominio variegato con il sacrosanto intento di porre un grosso cappello per tutte le economie degli Stati, sperando di essere un dei poli forti per poter discutere paritariamente con Stati Uniti (quelli veri) Russia e Cina. Non hanno tenuto presente la multiformità dei popoli insieme accozzati, pensando che l’unione monetaria potesse essere sufficiente: si sono basati, scopiazzando, sul sistema dell’antica Roma dell’annessione dei popoli, lasciando una certa autonomia a ciascun popolo, ma dimenticando che la Roma repubblicana prima ed imperiale poi, aveva un fortissimo potere unico centrale economico, burocratico, militare; fino al loro dissolvimento anche l’URSS e la Jugoslavia di Tito furono nelle medesime condizioni. “Stat sua cuique dies” (a ciascuno il suo giorno). Se almeno la forza dell’Europa si fosse concentrata veramente su una banca centrale in grado di convogliare flussi di denaro come una vera banca di Stato senza tempi morti, titubanze ed interventi a metà dovute a miopia o pressioni di vari stati membri, senza una sua identità, forse un’idea di stati uniti ce la saremmo potuta fare. Insomma un’idea economica senza i fondamentali dell’economia. Dunque tutto bene quando va bene, ma alla minima pioggerella di crisisubito si va in affanno. E figurarsi con questo uragano. Il risultato è un ritorno al campanilismo generalizzato, se è vero che nel 1991 gli Italiani euroentusiasti erano il 79% mentre nel 2010 sono scesi al 48% (dati AnalisiPolitica), e non abbiamo i dati del 2011. Non c’è dunque da stupirsi che in Grecia il primo ministro abbia deciso di indurre un referendum sulle misure anticrisi, con gran riprovazione della Francia: per governare occorre anche tener presente quell’inezia che è l’autodeterminazione dei popoli, senza la quale nessuno rappresenta nessuno. Si incomincia ad intravvedere cosa capiterà nel 2012: il meteorite fantomatico potrebbe non essere fisico ma virtuale, ma comunque dagli effetti disastrosi, facendo sparire un certo tipo di mondo sparire. Come finirà dunque? Non ci sono molte possibilità: se la Grecia non ce la farà, si innescherà un processo di cadute in susseguenza come il domino, forse prima il Portogallo, poi la Spagna e l’Italia e via via tutte le altre fino al dissolvimento dell’eurogruppo, dalle cui ceneri risorgerebbero probabilmente dei micro-aggregati più consimili per cultura e bisogni, visto che nessuno stato europeo ha ormai la forza di sopravvivere in autonomia; per poter vincere la sfida occorre tempo, buona volontà e spirito unitario vero: gli USA hanno avuto bisogno di duecento anni ed una guerra di secessione. Noi avremo tutto questo tempo? (foto ed immagini da google)