In questi giorni di inizio autunno, con l’ estate ormai alle spalle, spesso, tengono banco discorsi su ciò che ha caratterizzato la calda stagione. Dagli eventi importanti di carattere generale a quelli strettamente personali. Ognuno porta con sé i propri ricordi e magari li identifica con una canzone. Qualcuno pensa alle ferie ormai andate, a ciò che di bello ha fatto o magari a quello che avrebbe potuto fare. Qualcun altro commenta la manovra economica o il campionato di calcio iniziato da poco. A me invece, e sicuramente andrò contro corrente, interessa molto raccontare un fatto per chi non ne fosse già a conoscenza, o ricordarlo per chi lo ha già appreso dalle cronache estive. Un fatto che mi ha colpito molto e a cui non è stata data la giusta rilevanza, forse per non rovinare il clima vacanziero che si respirava nel Paese ma che, invece, secondo me, è molto importante ed è spia di qualcosa di profondo che non va nelle nostre coscienze, nelle nostre sensibilità e che sicuramente si ripercuote sul sentire comune e sul vivere civile di una comunità. Mi riferisco a ciò che è successo in un caldo giorno di agosto sulla spiaggia di Ostia. Il corpo di un uomo senza vita, Nicola Bangi, 67 anni, è rimasto per ore sotto l’ ombrellone. Coperto da un telo verde e sorvegliato da tre poliziotti. Tutt’ attorno la massima indifferenza. La gente, infatti, non si è mossa dai lettini, anzi, ha continuato a prendere il sole, a chiacchierare, a commentare quello che era successo. Addirittura, in tanti, hanno fatto il bagno a pochi metri da quel corpo immobile coperto da un lenzuolo. Nicola Bangi, forse a causa del caldo torrido o di una congestione, si è sentito male dopo essersi tuffato. Non è la prima volta che si verifica un caso di indifferenza davanti a una tragedia umana, su una spiaggia affollata dai bagnanti. Come se un dramma, quale quello della perdita della vita di un uomo, non fosse così grave da fare terminare in anticipo una giornata di divertimento. Mentre la moglie e la figlia del sessantenne, testimoni della tragedia, erano state appena accompagnate in ospedale, sotto choc, la vita per i vacanzieri è continuata come se nulla fosse accaduto. Gli agenti, accorsi inutilmente insieme agli infermieri di un’ ambulanza, hanno vigilato in attesa della Mortuaria. Ma il popolo delle vacanze è rimasto indifferente a guardare la risacca, a leggere, a discutere. Scorrono i minuti, le ore, e il corpo di Bangi è sempre lì, a pochi metri da loro, immobile, quasi a non voler disturbare tutta quella gente. Era stato uno dei bagnini in servizio sulla spiaggia libera attrezzata del lungomare Duca degli Abruzzi il primo a tuffarsi in mare per prestare soccorso all’ uomo in difficoltà. E’ stato lui a portarlo a riva. “Ha avuto un malore mentre faceva il bagno ed è morto per annegamento”, affermano gli investigatori che cercano di ricostruire l’ accaduto. Ma ciò che non è da ricostruire è l’ indifferenza di tutta quella gente che è rimasta ben scolpita anche nelle menti dei poliziotti. Che dire. Tanto si discute sul forte degrado sociale ed etico in cui è caduto il nostro Paese. Tutti pronti a puntare il dito contro gli altri. Soprattutto tutti ad accusare i potenti magari dopo averli anche votati. Calma signori, guardiamoci dentro, loro non sono altro la massima espressione di quello che noi siamo! (Foto e immagini da Google.it)