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Febbraio 2024 - Anno XVII - Numero 1 - Venerdì 19 Aprile 2024
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Ospedale Civile di Venezia, un altro primario lascia: Il saluto del Dr. Risica

E' sempre un po' triste quando un bravo medico si dimette, anche se lo fa per raggiungere una meritata quiescenza. E' ancora un po' più triste se si tratta di un primario stimato e apprezzato ben oltre i confini della sua competenza professionale geografica. Gabriele Risica, primario di Cardiologia dell'Ospedale Civile di Venezia, lasciando l'incarico ha affidato al giornalino-notiziario de "Gli Amici del Cuore" il suo saluto che riportiamo.

Cari Amici, è venuto il momento di salutarvi; molti di voi lo sapevano da tempo e da un po' la notizia è ufficiale: dal primo ottobre non sarò più il Direttore (Primario) della Cardiologia di Venezia. Dal momento che me ne vado per scelta mia personale, avendo maturato i requisiti per chiedere il pensionamento, ma non costretto per ragioni anagrafiche, ritengo giusto e doveroso spiegarvi il perché di una decisione che alcuni vedranno come un tradimento. Ma per me tradire i miei collaboratori ed i miei pazienti sarebbe stato essere accondiscendente verso certe scelte che non posso condividere: ridurre la quantità delle prestazioni perché non vengono sostituiti i medici significa incentivare il ricorso alle prestazioni private, a pagamento; non adeguare gli organici degli infermieri significa peggiorare la qualità dell'assistenza; fare nomine non meritate significa mettere a repentaglio la vita dei malati. Tutto questo non posso accettarlo. Fare bilanci non mi si addice molto; preferisco sempre guardare avanti e fare progetti al guardarmi indietro. Non vi è dubbio però che questi 13 anni passati a Venezia sono stati per me di grande soddisfazione; mi sento tranquillamente di poter affermare che grazie alla disponibilità, abnegazione e dedizione di persone meravigliose sia tra i miei collaboratori che tra i volontari dell' Associazione Amici del Cuore abbiamo fatto tantissima strada per migliorare il funzionamento della Cardiologia e l'assistenza ai nostri pazienti. E questo risultato, unito alle tante attestazioni di gratitudine che mi sono giunte in questi anni, è stato un regalo certamente voluto e cercato ma altrettanto immeritato e sorprendente. Se a questo nel bilancio aggiungo la grande fortuna di esercitare questo mestiere meraviglioso, beh la conclusione è ovvia. Mi piacerebbe fare un lungo elenco delle persone che in questi anni mi hanno supportato e sopportato, ma per forza di cose dimenticherei qualcuno e quindi mi esimo dal farlo, ma spero che a tutti volontari dell' Associazione, segretarie, OSS, infermieri, caposala e medici della cardiologia giunga la gratitudine che magari ho espresso poco, ma che ho sentito e sento enorme. Altrettanto purtroppo non posso dirmi soddisfatto del versante istituzionale, da due punti di vista. Uno che mi preoccupa maggiormente è rappresentato dall'evoluzione del concetto di salute nel nostro paese e conseguentemente delle scelte politiche ed economiche. Mi pare infatti che si stia passando sempre più dal pensare alla salute dei cittadini come un bene prezioso e quindi come una risorsa ed un diritto da tutelare, al vederlo come un costo sociale insopportabile da far pagare in qualche modo a chi si ammala. Molti penseranno che in fondo è giusto che chi ha disponibilità economica contribuisca in qualche modo, ma io credo che questa contribuzione sicuramente doverosa debba esprimersi con la tassazione generale equa e corretta e non con balzelli inventati di volta in volta dai quali i soliti evasori non verranno mai toccati e che discriminano nell' accesso ad un diritto fondamentale come quello della salute. Si tratta in fondo solo di tenere bene a mente l' art. 32 della nostra costituzione e non cercare di aggirarlo ( “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”). Una delle conseguenze di questo diffuso modo di pensare è che la tutela della salute può essere trasformata in “business” che tradotto in italiano significa “affare”: tu ti ammali ed io ci guadagno! Questo e solo questo significa la privatizzazione dell' assistenza sanitaria. Non è vero che il privato significa più efficienza e non è vero che efficienza significa trasformare l'ospedale in una fabbrica o meglio in un officina dove viene riparato il più velocemente possibile un guasto. Questo tipo di approccio può andar bene per qualche “guasto estemporaneo” come un'ernia inguinale, una frattura, ma le patologie dominanti nei paesi occidentali sono quelle cronico-degenerative nelle quali l'assistenza e la presa in carico del paziente come intero, e non come organo guasto, è presupposto fondamentale per una corretta diagnosi, terapia e riabilitazione. E' vero che molte situazioni non necessitano di un ricovero in ospedale in quanto potrebbero trovare adeguata sistemazione in strutture alternative, ma il problema è che nel nostro paese queste strutture o non esistono o se esistono non sono quasi in mai in grado di assistere adeguatamente questo tipo di pazienti. Perchè se è vero che questi malati non necessitano di apparecchiature sofisticate, ciò non toglie che abbiano bisogno di piu' assistenza alla persona e non meno! E invece il privato spesso è così efficiente che prende i soldi pubblici e poi lesina sulla quantità e qualità dell'assistenza. Il secondo aspetto istituzionale è quello dei rapporti con vertici e struttura dell' Ulss12. L'origine di tutto è stato credo l'abbraccio mortale con Mestre; invece di cercare un' integrazione ed una specificazione dei due Ospedali l'unificazione ha comportato lo svuotamento dell'Ospedale di Venezia sentito come una palla al piede e il concentrarsi di tutte le risorse sull' Ospedale di Mestre. Questo prima di una qualsiasi valutazione dei bisogni e dell'efficienza e qualità dei servizi esistenti, con una progressiva emarginazione dai processi decisionali dei Direttori dell' Ospedale di Venezia. Nonostante abbia cercato sempre di ottemperare a ogni richiesta, anche la più strampalata, dell'amministrazione, i rapporti con la dirigenza sono progressivamente peggiorati e se in questi anni siamo riusciti a mantenere un alto standard operativo, lo si deve solo a tutto il personale della Cardiologia e all'Associazione Amici del Cuore che ha contribuito in maniera sostanziale alla qualità dell'assistenza, attraverso il volontariato in reparto, e il mantenimento di una struttura tecnologica della Cardiologia adeguata, tramite un volume di donazioni veramente impressionante. Vi ricordo solo il rifiuto dell' Amministrazione di inaugurare con la dovuta enfasi la nuova sala di emodinamica interamente dovuta a donazione privata transitata attraverso l'Associazione. Nell'ultimo anno si è fatta poi drammatica la situazione del personale medico: alla mancata sostituzione della Drssa Romano e alla maternità della Drssa Pasqualetto, si sono aggiunte le dimissioni della Drssa Martini, grave perdita nel settore più delicato, proprio quello dell'emodinamica, anche in questo caso dovuta a scelte avventate dell' amministrazione. E questa emorragia non è destinata a fermarsi: a breve distanza dalle mie dimissioni è probabile che altri due medici lascino il servizio. Questo ha comportato e comporterà una progressiva massiccia riduzione dell'attività soprattutto ambulatoriale, cioè rivolta ai pazienti non ricoverati, con conseguente allungamento a dismisura delle liste d'attesa per esami cardiologici. Bisogna tener presente che molte delle prestazioni tagliate sono effettuate esclusivamente presso la nostra Cardiologia nella città di Venezia. Bene, di fronte alla mia pressante richiesta di sostituzione di questi medici mancanti la risposta dell'amministrazione è stata totalmente negativa. E allora io non me la sento di continuare a dirigere una struttura che risponde ai pazienti che necessitano di accertamenti, controlli, visite “tornate il prossimo anno” oppure “pagate se volete essere assistiti in tempi decenti” e non sono disposto a restare a presidiare la Cardiologia assistendo impotente al suo progressivo svuotamento. Preferisco andarmene sperando che la persona che prenderà il mio posto trovi la strada per ottenere quello che io non sono riuscito ad avere e pregandovi di mantenere alta l' attenzione e la sorveglianza perchè la Cardiologia mantenga e migliori gli obiettivi fin qui raggiunti. Da parte mia ritornando ad essere un semplice cittadino veneziano non vi farò mancare il mio appoggio per ogni iniziativa a sostegno della nostra Cardiologia.

Con grande riconoscenza, Gabriele Risica




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    Andrea di Centa - newcitizenpress.com - 09/09/2011


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