La prima cosa che balza all'occhio è la ridotta quantità di persone . La folla che si è riversata in Riva dei Sette Martiri a Venezia per la festa dei Popoli Padani quest'anno è molto meno compatta delle volte scorse. Complici forse anche i bollettini allarmanti delle previsioni del tempo, attorno al palco circa duemila persone. Alcuni sottolineano però anche che la crisi politica non risparmia nessuno, ed anche il senso di estraniamento di Tosi e, a tratti, della Zaccariotto, a livello locale, lo stanno a dimostrare. Anche alla Lega qualche mal di pancia interno, c'è. Per fortuna Bossi da Venezia ricompatta i ranghi. Calderoli e Maroni lo ricordano al microfono: "Senza Bossi non saremmo niente..." e "Resteremo al governo finchè lo dirà Bossi...", quasi a ricordare ai dissidenti interni del partito da dove vengono: "No ai fratelli coltelli come fa qualcuno. Se non c'era Bossi, non c'era la Lega. Se c'è da presentarsi vengono e dico: 'io rappresento la Lega' e poi dopo dicono: 'io rappresento l'istituzione'. E no, polvere sei e polvere ritornerai...."
Poi Bossi arringa la folla come lui sa fare, rivolgendosi anche più volte ai seguaci con "fratelli padani...". Anche nei toni del discorso, però, attenti ascoltatori sentono meno veemenza del solito, come anche dal pubblico si odono spesso venire invocazioni da riprendere dal palco come vere e proprie iniezioni per rendere più sferzanti i proclami arricchiti dal coro "se-ce-ssio-ne, se-ce-ssio-ne..". alla militanza viene risposto profilando un possibile quanto improbabile referendum per rendere la "Padania libera" : "... trovare una via democratica forse referendaria perché un popolo importante e lavoratore, non può essere costretto a continuare a foraggiare di euro Roma, quando la gente non ne ha neanche più per se stessa. D'altra parte: se l'Italia va giù la Padania va su......."