I precari del Ministero dell’Interno sono lavoratori assunti nel 2003 tramite un’agenzia di somministrazione lavoro, che all’epoca si aggiudicò la gara di appalto sul territorio nazionale, per espletare, presso le strutture centrali e territoriali del Ministero dell’Interno, mansioni amministrative legate all’emersione del lavoro nero ed alla regolarizzazione dei cittadini extracomunitari nel nostro Paese.
Nel 2008, attraverso una procedura concorsuale, gli stessi dipendenti, in totale 650, sono stati assunti dallo stesso dicastero con un contratto di lavoro a tempo determinato per un periodo di due anni, con rinnovo prima fino al 2010 e poi fino al termine del corrente anno. Ad oggi, a meno di un mese dalla scadenza, non si hanno notizie sul loro contratto di lavoro, o, meglio, nel silenzio assoluto del Ministero, al compimento di essa i suddetti lavoratori saranno lasciati a casa. Ciò comporterebbe ripercussioni negative da un lato sul piano umano e sociale e, dall’altro, riguardo all’azione svolta dall’Amministrazione dell’Interno nelle sue due funzioni più importanti, sicurezza ed immigrazione.
E’ evidente che da un punto di vista teorico se un contratto è a tempo determinato esso per definizione cessa alla sua scadenza, ma è altrettanto vero che, come vorrebbe un’elementare esigenza di equità e giustizia, sarebbe opportuno, specie dopo aver usufruito per otto anni delle prestazioni di questi lavoratori, porsi il problema di trovare un percorso giuridico ed economico per stabilizzarli. Sotto altro profilo, il venir meno di questi lavoratori comprometterebbe la funzionalità degli Sportelli Unici Immigrazione delle Prefetture e degli Uffici Immigrazione delle Questure, a causa delle carenze di organico che, a differenza di quanto comunemente si pensa, affliggono le stesse.
E’ quindi legittimo il sospetto che, come già avviene per lo svolgimento di altri servizi amministrativi in spregio di una legge dello Stato (la 121/81), i servizi in questione verranno affidati ad agenti e funzionari della Polizia di Stato, che saranno così distolti dai loro compiti istituzionali, con buona pace della tutela della sicurezza. In realtà ciò che occorre in materia di immigrazione, è uscire dalla logica emergenziale che da sempre ne ha contraddistinto la gestione. Non si tratta più di emergenza ma, già da tempo, di governare un fenomeno di carattere epocale.
La crisi nordafricana ha reso ancora più evidente l’esigenza di una strutturazione degli Uffici Immigrazione e degli Sportelli Unici con dotazioni organiche certe e risorse adeguate, al fine di assicurare la realizzazione di una delle più importanti missioni istituzionali dell’Amministrazione dell’Interno, attraverso un servizio di qualità che da anni viene garantito dalla professionalità di questi lavoratori. Foto da Google.it