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Febbraio 2024 - Anno XVII - Numero 1 - Martedì 16 Aprile 2024
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RAOUL FOLLEREAU

L’ uomo che spese la sua vita per gli ultimi

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Raoul Follereau nasce a Nevers, in Francia, il 17 agosto 1903, da una ricca famiglia di industriali. Nel 1918 incontra Madeleine Boudou, che sposerà sette anni dopo, e che diventerà sua inseparabile compagna di vita e di ideali. Già a 15 anni dimostra di essere un brillante oratore durante la sua prima conferenza, organizzata a beneficio delle Suore dei poveri del suo Paese. A 17 anni scrive il suo primo libro, “Il libro d’ amore”, caratterizzato da una frase che diventerà il motivo ispiratore di tutta la sua attività: “Essere felici è far felici”. Si laurea giovanissimo in legge, alla Sorbona di Parigi, ma rinuncia alla carriera di avvocato e si mette subito in luce come poeta, giornalista e conferenziere. La sua vita è animata da profonde convinzioni cattoliche. Nel 1935, mentre si trova in Africa come corrispondente di un giornale argentino, fa due incontri che gli cambieranno la vita: l’ incontro spirituale con Padre Charles de Foucauld, in occasione di un servizio sulla sua vita e la sua morte, che gli consente di conoscere questo straordinario personaggio e la sua lotta a favore dei più deboli, ed un incontro-choc con i malati di lebbra, nella foresta tropicale della Costa d’ Avorio, nel corso del quale si rende conto in quali condizioni i malati di lebbra sono costretti a vivere a causa della paura e dell’ ignoranza che circondano questa malattia. Dopo queste esperienze comincia a concentrare le sue energie a favore dei malati di lebbra. I suoi scritti, le sue opere sono tutti rivolti a sensibilizzare l’ opinione pubblica di ogni Paese e a favorire il maggior numero possibile di interventi a beneficio dei lebbrosi e di tutte le vittime di quelle che egli definisce come “altre forme di lebbra” (razzismo, povertà, emarginazione…). Nel 1937 crea le Fondazioni Charles de Foucauld, per la diffusione della testimonianza d’ amore fraterno, cominciando una nuova serie di conferenze e di viaggi. Nel 1940 viene richiamato sotto le armi, ma l’ esercito tedesco invade Parigi prima che possa raggiungere il fronte. Sul suo giornale pubblica alcuni articoli dal titolo “Hitler, l’ anticristo”, che lo costringono a nascondersi presso alcuni amici, in periferia. Ma la sua attività non si ferma neanche davanti a queste grandi difficoltà e, grazie all’ aiuto di molti corrispondenti, continua a scrivere messaggi e articoli di denuncia e informazione. Nel 1942, si rifugia nel Convento di Venissieux, vicino Lione (presso le Suore di Nostra Signora degli Apostoli), dove viene a conoscenza del progetto per una città dei lebbrosi che le suore vorrebbero edificare nella foresta vergine, ad Adzopè, nella Costa d’ Avorio. Follereau offre subito il suo aiuto per la raccolta dei fondi, e nonostante la guerra, riesce a tenere diverse conferenze al fine di reperire il denaro indispensabile per iniziare i lavori nella foresta. Con la liberazione dai tedeschi, aumenta ancora di più l’ impegno per realizzare questa magnifica opera e, dopo 13 anni di lavori, la “città dei lebbrosi” può essere finalmente inaugurata. In seguito a questo grande successo Follereau riceve tante richieste di aiuto da ogni regione colpita da questa malattia, che lo spingeranno a fare molte volte il giro del mondo per portare il proprio aiuto e il proprio affetto e per riscontrare e denunciare le scandalose condizioni di vita dei malati di lebbra. Decide, così, di trascorrere sei mesi dell’ anno viaggiando nelle nazioni ricche per sensibilizzare le coscienze di tutti, sollecitandole in favore della sua missione. Gli altri sei mesi, invece, li dedica a raggiungere le terre in cui si trovano i malati, per abbracciarli e donare loro ciò che è stato raccolto. Nel 1942 lancia l’ ora dei poveri, attraverso la quale chiede a ciascuno di dedicare almeno un’ ora all’ anno del proprio salario, guadagno o rendita a favore dei più sfortunati. Questo gesto è molto importante non solo sotto un punto di vista economico, ma perché consente a ricchi e poveri di accomunarsi nella più vera fraternità e carità. E dagli scritti di Follereau si evince che, a dispetto dello scetticismo generale, proprio i più poveri hanno avuto fede in questa iniziativa rendendola sempre più importante anno dopo anno. Nel 1944, alla fine del primo viaggio intorno al mondo e dopo aver scritto e denunciato il proprio sdegno per le ingiustizie viste, Follereau invia una lettera al Presidente degli USA Franklin Roosvelt, con la quale chiede di destinare la cifra equivalente a un giorno di guerra alle opere di pace. Non ebbe nessuna risposta. Nel 1946, in occasione del trentesimo anniversario della morte di Charles de Foucauld, lancia un’ altra significativa iniziativa, il Natale di Padre de Foucauld. Rammentando le dolci feste natalizie della sua infanzia, Follereau chiede a tutti di condividere la gioia del Natale con chi è meno fortunato, inviando regali per i bambini più poveri e coinvolgendo le persone anziane, sole o sfortunate in seno alla propria famiglia, per festeggiare insieme la festa del Natale. Nello stesso anno fonda l’ Ordine della Carità, una libera associazione creata per chiunque voglia essere fratello nei pensieri, nelle parole, nelle azioni e che dopo qualche anno si trasformerà nell’ associazione Raoul Follereau. Questo progetto mira ad accomunare tutti coloro che vogliono vivere nella carità, intesa come principio ispiratore per colui che desidera condividere i problemi dei più bisognosi, capirli, risolverli. Nel 1947 proclama, per il Venerdì Santo, lo “sciopero generale dell’ egoismo”, alle ore 15, “nell’ ora in cui gli egoisti e i corrotti hanno messo a morte Colui che diceva: Amatevi gli uni gli altri. Che ciascuno dedichi quest’ ora della propria vita ai più diseredati”. Tramite tutte le associazioni, senza distinzione di credo religioso, questa iniziativa viene propagandata in tutti gli Stati allo scopo di rendere ancora più importante, soprattutto dal punto di vista religioso, quella precedente dell’ “ora della carità”. Anche la Santa Sede ha espresso, per questa iniziativa, un parere positivo, elogiando personalmente Raoul Follereau. Il 20 settembre 1952 inoltra una Richiesta all’ ONU nella quale propone di istituire una Convenzione che sancisca lo statuto dei malati di lebbra e garantisca la tutela dei loro diritti e della loro dignità. Nel 1953 visita tutte le capitali europee per l’ ennesima campagna di sensibilizzazione della stampa, dei poteri pubblici, delle associazioni filantropiche al problema dei malati di lebbra. Nel 1954 invia due lettere: una indirizzata al Generale Eisenhower, Presidente degli USA, l’ altra al Presidente del Consiglio dei Ministri dell’ URSS Malenkov, con le quali chiede loro due bombardieri, vendendo i quali si sarebbero potuti curare tutti i malati di lebbra del mondo. Anche in questo caso, non ebbe nessuna risposta. Nello stesso anno istituisce la “Giornata mondiale dei lebbrosi”, stabilendola nell’ ultima domenica di gennaio. Diventerà una delle manifestazioni più importanti per attirare l’ attenzione dell’ opinione pubblica e farla riflettere sul triste problema dei malati di lebbra. Su iniziativa di Follereau, il 16, 17 e 18 aprile 1956 si svolge a Roma, il Congresso internazionale per la difesa e la riabilitazione sociale dei lebbrosi, che raduna le personalità più esperte e preparate in leprologia per discutere del problema scientifico e sociale della lebbra. Nel 1959 invia una seconda “Lettera ai Grandi” (Eisenhower e Kruscev) per chiedere nuovamente a entrambi un bombardiere. Ma non ottenne nessuna risposta. Nel 1962 scrive una lettera a tutti i Capi di Stato del mondo, con la quale cerca di coinvolgerli per avviare forti iniziative per la cura della lebbra e della riabilitazione sociale dei malati. A Berna, il 25 ottobre 1966, promuove la fondazione dell’ ELEP (Comitato europeo di coordinamento delle associazioni europee contro la lebbra), divenendone Presidente Onorario a vita. Nel 1975 l’ associazione diventa internazionale, con sigla ILEP (International Leprosy Federation). L’ ultimo dei suoi innumerevoli viaggi in Africa lo compie nel 1972, durante il quale festeggia la XIX Giornata mondiale dei lebbrosi presso gli amici del Benin e dell’ attuale Burkina Faso. Si spegne a Parigi il 6 dicembre 1977. Questo era Raoul Follereau, queste le sue opere che testimoniano la bontà, il coraggio, la generosità di quest’ uomo che deve essere di esempio per tutti. (Foto e immagini da Google.it)




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    Antonio Nicola Pezzuto - newcitizenpress.com - 06/12/2010


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