Chi naviga o ha navigato, lo sa. Sa che quando sei alla guida di un qualunque mezzo, da un barchino di un metro e mezzo ad un transatlantico da migliaia di tonnellate di stazza, esiste in qualunque momento della navigazione la legge non scritta del “qua ed ora”: cioè l’essere concentrati, presenti, vigili e prudenti. In questi giorni, colpiti dalla disgraziata vicenda dell’italico, insensato naufragio, si ha la sensazione di essere diventati tutto ad un tratto, marinai di lungo corso, sia pure in franchigia. Nessuno può negare le nostre origini marinare, e nessuno può escludere che nel DNA di ciascuno di noi possa esserci un poco di afflato marino diretto o indiretto, sta di fatto che la superficialità prima e la rapidità dopo con la quale il comandante Schettino ha abbandonato nave e passeggeri al loro destino, ha suscitato in noi giuste riprovazioni verso quei comportamenti. Sui giornali, alle televisioni, si è letto e sentito di tutto; ma dopo aver schiumato atteggiamenti censori, facili sciacallaggi, moralismi d’occasione, ridicole improvvisazioni di pseudo esperti su come si guida una nave o un semplice gommoncino a remi, resta, per pochi, un forte senso di comune disgusto. Ed è il disgusto di coloro i quali quando eseguono un compito qualsiasi, si prendono le proprie responsabilità. Il “qua ed ora” appunto. Con il mare o con il lago non si scherza, chi naviga lo sa. Sa che quando lasci la banchina e punti la prua al largo, lo fai molto lentamente per non infastidire le imbarcazioni vicine; sa che non ti bastano mai gli occhi per scrutare davanti ed ai lati dell’imbarcazione per evitare qualche bagnante che si è spinto troppo al largo o qualche sciagurato sub che non si segnala con la boetta galleggiante; ha imparato che anche se non ci sono pericoli evidenti, un legno semi-sommerso può rovinarti i tubolari o l’elica, un sacchetto di plastica può ostruire le bocchette di raffreddamento del motore; ha imparato a distinguere gli scogli sotto il pelo dell’acqua e quando questi costituiscono un problema per il pescaggio del tuo mezzo; anticipa il futuro quando il vento rinforza ed il mare cambia di colore e si comporta di conseguenza; infine se si trova nei guai, pensa agli altri prima che a sé. Sì, navigo da vent’anni con un gommone di quattro metri e mezzo ed un motore di quaranta cavalli e devo dire di aver fatto mia la regola del “qua ed ora” da sempre, per divertirmi con tutta la famiglia senza cercare guai insormontabili. E lo stesso deve valere per tutti noi quando saliamo in macchina, in moto o semplicemente in bicicletta; quando lavoriamo; quando ci occupiamo dei nostri hobbies o delle faccende domestiche; quando cioè siamo impegnati a vivere, a relazionare il nostro mondo con quello altrui. Ed a prenderci le nostre responsabilità, senza demandarle ad altri. Ogni tanto capita nella giornata lavorativa, di sentirsi porre la domanda: “ ma lei si sente di prendersi la responsabilità di tale atto ? “. Certo che sì, se è nelle mie competenze. “ e se sbagliasse? “ “Errare umanorum”: si rimedia ma non si scappa. E non si cerca di accampare scuse o di caricarla ad altri. Ne gioverà la nostra autostima; ne gioverà la nostra maturità; ne gioverà l’essere persone che cadono e si rialzano. (foto ed immagini da google).