La città di San Paolo ha rappresentato una vera e propria porta d’ingresso verso il continente sudamericano. Fu fondata nel 1554 da due missionari gesuiti, i quali trovarono eccellente la posizione su un altopiano dal quale partivano i sentieri per raggiungere l’interno. Oggi la città di San Paolo è la più popolosa dell’emisfero australe, contando oltre 12 milioni di abitanti e può considerarsi un vero e proprio conglomerato umano multietnico. I suoi abitanti hanno origini di tutto il mondo con una forte presenza di sangue italiano in quanto alla fine dell’ottocento e nei primi decenni del novecento ci furono importanti flussi migratori dal nostro Paese.
L’impatto architettonico generale è quello tipico dei grandi centri urbani del Pianeta, con grattacieli di vetro sede di importanti attività finanziarie e quartieri residenziali disordinati cresciuti in fretta ai margini della città. Nella visita della città non può mancare una sosta al Museo d’arte Moderna, che rappresenta uno dei centri culturali più vivi dell’intera metropoli.
Colpisce l’ardita architettura, disegnata dalla matita di un architetto di origini italiane: Lina Bo Bardi. Nata in provincia di Roma e laureatasi nella capitale si trasferì in Brasile nel 1946 dopo aver avuto esperienze professionali con i grandi architetti del nostro Paese attivi all’epoca. A San Paolo fondò la rivista Habitat e nel secondo numero pubblicò un saggio nel quale mette in evidenza il suo interesse verso le culture locali. La nuova architettura Brasiliana è, secondo la Bo Bardi, come qualcosa nato improvvisamente ed esploso in tutta la sua bellezza. Una certa primitività e l’improvvisazione che caratterizzano la produzione mettono in chiara evidenza la spontaneità e il fervore della cultura di questo popolo. L’articolo era intitolato “Bel Bambino” proprio per sottolineare questa esplosione di vita della nuova cultura architettonica che stava prendendo piede.
Lina Bo Bardi si è occupata prevalentemente della progettazione e della realizzazione di edifici dedicati al tempo libero. In un Paese come il Brasile nel quale sussistono alti livelli di povertà e dove la domanda di abitazioni è altissima, può apparire anacronistico il fatto che vengano investiti denari pubblici nella costruzione di centri per lo svago. Alla metà del secolo scorso il dibattito su questo tema era assai vivo. Il Congresso Internazionale di Architettura Moderna che si era tenuto a Parigi nel 1937 aveva avuto come tema l’abitazione e il tempo libero. In quella sede si era dibattuto a lungo e la conclusione alla quale erano arrivati gli architetti prevedeva che abitazione e tempo libero fossero due funzioni non scindibili. Pertanto il compito dell’architettura del tempo libero doveva essere quello di organizzare gli spazi da dedicare all’attività ricreativa. Lina Bo Bardi si ispirò proprio a questi principi nel progettare il Museo d’Arte Moderna di San Paolo.
Il MASP, così viene chiamato sinteticamente il Museo, sorge sull’Avenida Paulista, la strada che è simbolo della città. l’edificio è ben identificabile e si differenzia dal panorama urbano circostante. Appare come un oggetto sospeso nell’aria, sostenuto da quattro pilastri di colore rosso sui quali poggiano le travi di sostegno. A prima vista appare come un edificio immenso, ma come sottolinea l’architetto Aldo Van Eyck: «Si tratta di un fatto straordinario, poiché l' edificio c'è e non c'è , ridona alla città tanto spazio quanto gliene ha tolto, una visione impossibile destinata a rimanere intatta piuttosto che edificata».
L'idea guida che ha ispirato Lina Bo Bardi era che il popolo si recasse a visitare l'esposizione all'aria aperta, ma anche a dibattere, ascoltare musica, guardare i film con i bambini che giocano al sole del mattino e del pomeriggio. E visitando il MASP ci si rende ben conto questa idea di base ha trovato una eccellente realizzazione pratica.
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