Franz Shubert è uno dei grandi protagonisti del romanticismo musicale europeo. Melanconia, struggimento,interrogativi abissali dell’anima sono i temi affrontati dall’artsta in questo capolavoro, presentato al Teatro Comunale di Vicenza, dal Balletto di Roma, il giorno 14/4/2012. La trama, di origine rinascimentale, e che affronta una tematica tipica del romanticismo germanico, narra di una Fanciulla nel fiore degli anni che incontra la Morte, che la invita a seguirla con suadenti parole. In controluce, appare la tematica che solo l’Amore può addolcire il terribile spettro, mutandone, in qualche misura la spietata determinazione. I quattro momenti musicali ideati da Schubert, Incontro/Ribellione/Resa/Rinascita nella Morte stessa, nella loro successione, danno l’impressione che l’intenzione dello stesso artista sia di far propria quella interpretazione che vede necessario trasformare l’ineluttabile nel desiderabile, e rendere il trapasso,in un certo senso, un qualcosa di scelto “liberamente”. Come non vedere che, nella nostra contemporanea modernità, si agitano, sotto la superficie, tendenze non dissimili da queste? A conferma che un grande artista trascende la propria epoca e diventa contemporaneo di ogni tempo, capace di parlare con il linguaggio universale dei sentimenti e delle emozioni. Si tratta di una tematica estremamente profonda che non può essere svolta nel breve spazio di un articolo. Tuttavia, il fascino stregante della vicenda non deve far dimenticare che la Morte è sempre stata considerata, in tutti i tempi e tutti i luoghi, la grande nemica, tanto più pericolosa perché irriconoscibile dietro le sue diverse maschere, e che questa apparente dimestichezza con gli umani, che la storia narrata sembra suggerire, non è altro che un altro di questi diversi travestimenti. La malia suadente delle parole dolci che sembrano intenerire il cuore deve essere respinta, riconosciuta per quello che è, nuova manifestazione dell’onnipotente ed onnipresente Destino, divinità oscura, sfuggente ed inappellabile che sembra unire i vivi ed i morti , uguali dinanzi al suo tribunale che non concede appelli. La grande arte in questa come in altre occasioni, è al servizio di tesi che non possono essere accettate. Questo, non nega minimamente il fatto che “La Morte e la Fanciulla” è un capolavoro dell’arte universale. Ma la stessa arte in un campo come questo, non può avere l’ultima parola.