All’epoca del risorgimento, il movimento che condusse all’unità d’Italia un secolo e mezzo fa, era molto in voga fumare il sigaro. In particolare il sigaro toscano, che ha vissuto quel periodo della nostra storia in bocca ad illustri personaggi. Il sigaro toscano è un prodotto di eccellenza del nostro Paese che può vantare ben duecento anni di storia. Un vero e proprio simbolo, comune a tutte le classi sociali. Prediletto da sovrani, avventurieri, carbonai, intellettuali, briganti, pastori, artisti ed ogni altro tipo di professione e appartenenza sociale, il toscano è nato per puro caso, al di fuori di un vero e proprio progetto.
Nell’estate del 1815 un violento nubifragio allagò completamente una partita di foglie di tabacco Kentucky nel cortile della Manifattura Tabacchi Granducale di Firenze. Il caldo della stagione estiva fece fermentare il tabacco ed un capomastro della manifattura trovò particolare l’odore del tabacco che stava letteralmente marcendo. Fu forse per tentare di recuperare la partita che pensò di usarlo per produrre sigari di poco prezzo. Ne nacquero così sigari diversi l’uno dall’altro e dalla forma poco accattivante e irregolare. Molti erano addirittura storti e da qui il nomignolo che ancora viene usato in Toscana, lo stortignaccolo. Ma il sapore particolare, il carattere forte e l’aroma inconfondibile lo hanno fatto giungere inalterato fino ai giorni nostri.
Gli ingredienti per la produzione sono ancora esattamente gli stessi. Solo due, le foglie di tabacco Kentucky e l’acqua. Dopo, la raccolta, le foglie sono sottoposte al processo di stagionatura, alla quale segue, proprio come avvenne la prima volta, l’umidificazione e la fermentazione. Dalla successiva essiccazione si ricava la materia prima che verrà lavorata a mano per i sigari più pregiati e a macchina per quelli di grande tiratura. La lavorazione manuale viene effettuata da esperte sigaraie che sono in grado di produrre oltre 500 pezzi al giorno. Una volta pronto il sigaro viene asciugato e dopo una selezione passa alla stagionatura che varia dai sei a dodici mesi a seconda dei vari tipi.
La passione per il toscano ha accomunato estimatori famosi come Garibaldi, Mazzini, Verdi, Giovanni Pascoli, Puccini, Mascagnai, De Chirico e tanti altri. Al giorno d’oggi viene apprezzato da molti uomini che ne fanno un elemento distintivo che contribuisce all’immagine. A distanza di quasi due secoli da quella pioggia estiva, il Toscano rappresenta uno status symbol. È divenuto un fatto culturale, un motivo di eleganza e di ricercatezza.
Tra gli estimatori del sigaro si dice che il toscano non si fuma, si degusta. Un sapore intenso e inconfondibile che bene si accompagna al principe dei distillati nostrani, la grappa. Viene suggerito l’abbinamento anche con cognac e con vini rossi da contemplazione. Il marsala, i passiti, i vini chinati e le vendemmie tardive possono essere degustati con il sigaro toscano, abbinando ad ogni tipologia la giusta varietà. Le foglie di tabacco vengono anche utilizzate per affinare alcuni formaggi, nella produzione di cioccolate e per aromatizzare particolari birre.
Anche il cinema ha celebrato questo prodotto tipicamente italiano. Gli western di Sergio Leone lo hanno visto in bocca ai protagonisti, così come era presente nei film della serie di Don Camillo e Peppone. Un prodotto nato per caso che resiste da due secoli e continua ad essere apprezzato da una moltitudine di estimatori ai quali vale la pena ricordare che il fumo, anche se è un piacere, è comunque dannoso per la salute.
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