Il Capo dello Stato da mesi sollecita i partiti a mettere mano alla legge elettorale, il cosiddetto “Porcellum”, per venire incontro al comune sentire dei cittadini che hanno bisogno di una nuova legge che dia (o meglio ri-dia) loro il potere di scegliere chi dovrà rappresentarli e che consenta al Paese di avere un governo stabile. In realtà ciò che sta avvenendo in questi giorni, in cui i partiti sembra stiano accelerando i tempi per raggiungere lo scopo, è qualcosa di diverso.
Si tratta di manovre tattiche, di melina, se si vuole usare un termine calcistico, con un solo obiettivo: mantenere lo status quo, in un modo o nell’altro. Il che può voler dire lasciare l’attuale legge elettorale o modificarla con un’altra che però non consenta a nessuno di vincere in modo netto, in modo da poter continuare così a gestire in qualche maniera la situazione. Ma mantenere lo status quo significa, non può significare altro, che tentare di sbarrare la strada all’unica forza politica al di fuori del sistema e in costante ascesa da mesi, come da ultimo hanno dimostrato le elezioni siciliane: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
E il bello è che questo obiettivo non è solo sussurrato nei corridoi del Palazzo, il che può anche essere comprensibile ed immaginabile, ma è dichiarato apertamente da rappresentanti delle Istituzioni al più alto livello. Tra questi il Presidente del Senato Schifani che, in un’intervista concessa a Fiorello, ha testualmente affermato: “Ce la sto mettendo tutta e ce la facciamo, altrimenti Grillo dal 30 va all’80%”; occorre arrivare, ha aggiunto con involontaria ironia la seconda carica dello Stato, ad approvare “una norma che interessa i cittadini.”.
Ma, bisognerebbe chiedergli, quale norma? Una norma pensata per contrastare l’ascesa di una forza politica? E questa sarebbe introdotta nell’interesse dei cittadini? E, in questo caso, dove finirebbe la democrazia? Si potrebbe ancora parlare di Stato di diritto o Stato democratico? E poi, a prescindere da Grillo, occorre osservare che caso mai è interesse dei cittadini avere un sistema che consenta la governabilità del Paese e non il caos o ancora un governo “tecnico” che continui a fare il “lavoro sporco”, consentendo ai politici, a questi politici, di continuare a manovrare dietro le quinte.
Grillo ha definito le dichiarazioni di Schifani “un colpo di Stato” ma, al di là dei termini, la sostanza è una sola: questa classe politica è come l’orchestra del Titanic, che continuava a suonare mentre le nave affondava e, solo per questo, merita di essere spazzata via come speriamo che accada. Il prossimo anno un comico “rischia” di diventare Presidente del Consiglio, o comunque di essere a capo del più grosso, o del secondo, partito del Paese; ciò secondo alcuni opinionisti, costituirebbe un’anomalia ma, ammesso che sia così, chi l’ha creata? Grillo non viene da Marte. I rappresentanti della Casta che ha distrutto questo Paese devono andare a casa, e in alcuni casi, troppi per uno Stato di diritto, “al fresco” a meditare. Foto da Google.it