Comunque,per affrontare il problema della morte dell'uomo,prima di tutto bisogna chiedersi: che cos'è l'uomo? chi è l'uomo? Ma farei un passo più indietro ancora, per ampliare la visuale della odierna cultura umanistica,ed aiutare l'uomo a crearsi una mentalità meno terrenamente emotiva e più preparata a percepire concezioni razionali e spirituali di più ampio respiro. In campo pratico emotivo,la morte suscita paura e si cerca di evitarne il discorso anche perché, culturalmente appare come un negativo,o almeno,una cosa inutile. A sua volta,questo deriva dal fatto che tutta la cultura umanistica è vista in prospettiva solamente,o prevalentemente, materialistica. Cioè si guarda all'uomo come una realtà puramente terrena,per cui,vale in quanto esprime e produce benessere terreno. Ma tutto ciò,anche perché, limitato nello spazio e nel tempo,non può soddisfare le esigenze infinite dell'intelletto prima e, di conseguenza,quelle pratico-emotive. Perciò è naturale provare sentimenti negativi nei riguardi della morte. Bisogna ridare alla cultura umanistica la sua positività e nobiltà,elevarla al disopra della materia inerte e grezza ed al di sopra anche delle realtà viventi inferiori(vegetali,animali),e vedere l'uomo soprattutto come un essere spirituale.