Perché? mi chiedo. Perché quando si pensa a luoghi di evasione e di rasserenante bellezza, si pensa troppo spesso a un mitico “lontano” ? Forse perché non siamo capaci di vedere l’intrigante magia del “vicino” a noi? Prendiamo ad esempio le isole Eolie e l'Isola di Vulcano in particolare, l’antica Therasia, divenuta poi Hiera, perché sacra al dio Vulcano e Vulcano alla fine l’hanno chiamata i Romani. Un fiato magico la percorre ad ogni ora del giorno, come se ancora oggi le Fucine di Efesto , il dio fabbro i cui aiutanti erano nientemeno che i Ciclopi, risuonassero di martello e incudine divini e di esplosioni minacciose e di fumi infernali. Gli abitanti di Lipari ci seppellivano i loro morti, perché pensavano che quest’isola fosse una porta dell’Ade, anche per il sentore di zolfo che il vento diffonde nell’aria. Il Vulcano, anche se un po’ tozzo e tarchiatello con i suoi 391 metri di altezza, da circa 6.000 anni è il padrone di quest’isola che è la più meridionale delle Eolie. E’ attivo, ma quiescente e la sua ultima eruzione risale al 1888. Ed è un tipo “ben piantato” visto che si aggancia agli abissi a circa un chilometro di profondità e si lascia tranquillamente aggredire, imboccando il sentiero che si trova a circa 800 metri dal porto, con una camminata di circa tre ore tra andata e ritorno. L’orlo del cratere ha un diametro di circa 500 metri e ci si può arrivare anche da soli con la necessaria attenzione visto che la segnaletica è assente. Chi vuole proseguire oltre deve assolutamente farsi accompagnare da una guida e munirsi di una maschera antigas: l’anidride solforosa contenuta nei fumi è davvero irritante. L’ambiente ti cattura. Ti guardi intorno e ti pare di essere dentro a una tavolozza: dal grigio delle polveri dell’ultima eruzione, al verde del cisto e delle ginestre; dal rosso delle rocce più antiche al profondo blu del mare che avvolge tutto intorno. Passo dopo passo, si arriva alla “valle della Luna”, regno incontrastato dei vapori di zolfo che fuoriescono dalle fratture, e dove si possono ammirare gemmazioni color giallo citrino. Sono i fiori di zolfo, prodotti dal processo di cristallizzazione che origina dal contatto del gas rovente con l’aria. Si giunge poi alla Gran Salita, 100 metri di percorso attorcigliato che ti sfida con il 70% di pendenza, ma la vista che ti aspetta lassù merita tutta la fatica: nell’aperto infinito del mare le altre Eolie si stagliano all’orizzonte e nel raggio di 200 Km ecco l’Etna, lo Stromboli e la costa siciliana dallo Stretto fino a Capo d’Orlando. Gli intenditori consigliano di fare questa escursione al tramonto, perché il sole accende i colori e Alicudi e Filicudi si incendiano di rosso. Per ridiscendere serve una guida esperta, perché i precipizi non mancano e si passa attraverso la “valle delle bombe a crosta di pane”, chiamata così da Luigi Mercalli proprio per la presenza di massi che sembrano forme di pane crepate. La scalata al cratere di Vulcano è davvero un’esperienza memorabile tra fumarole, emissioni di vapore e getti di vapore: una parentesi magica in una dimensione surreale.