Ci risiamo. E ogni volta il copione è dolorosamente lo stesso. Qualche giorno di pioggia intensa e la nostra penisola s’accartoccia sotto frane, esondazioni, alluvioni. Si è arrivati in alcuni casi a usare il termine “bomba d’acqua”. Bomba, come si fosse in guerra, come se fosse un violento atto di esterna aggressione. Invece gli aggressori ce li abbiamo in casa da troppo tempo ormai. Da decenni e decenni il nostro territorio subisce le conseguenze di una aggressione indiscriminata, colpevole, messa in atto da chi permette di costruire dove non si dovrebbe, da chi permette che il cemento e l’asfalto ricoprano il letto di fiumi e torrenti, da chi consente il disboscamento selvaggio, da chi non opera il dovuto controllo dei pendii. Colpevole è anche chi, avendone la possibilità in funzione di un mandato amministrativo o politico, non fa nulla contro lo spopolamento delle zone montane. L’uomo ha snaturato il suo rapporto di consapevole reciprocità con il territorio e il territorio si vendica. Ormai ce n’é troppo di territorio compromesso e purtroppo ogni autunno - e quest’ anno anche d’inverno - la conta non riguarda solo danni materiali, ma anche vittime umane.