Lungo, ristretto, macchiato, corretto, forte, leggero, in vetro, in tazza, dolce, amaro, con zucchero bianco o zucchero di canna, espresso o con la moka, in variante orzo o ginseng, al bar o a casa: qualunque sia il modo e il luogo in cui si beve, è sempre un momento di piacere. Naturalmente stiamo parlando del caffè. A tutti sarà sicuramente capitato dire o sentirsi dire, al bar o altrove, "Prendi un caffè?" o darsi appuntamento davanti ad una bella tazza di caffè. Non a caso, circa un secolo fa, nascevano i cosiddetti caffè letterari, ambienti nei quali dominavano gli incontri di gusto e cultura. Oggi il caffè letterario, incrocio tra classico locale e biblioteca, è molto diffuso. A colazione, a fine pasto, durante i turni di notte, davanti al computer o sui libri è lui che ci tiene compagnia. Etimologicamente, si sostiene che il termine caffè derivi da Caffa, regione dell'Etiopia dove era diffusa questa pianta. Sull'origine del caffè esistono molte versioni che, oltre all'Etiopia, ci portano in Persia e nello Yemen. E se le varie leggende ne rendono incerta la provenienza, c'è invece qualcosa che si dà per scontato: la sua ampia diffusione. Questa bevanda dal colore nero e dall'aroma unico e inconfondibile si diffuse dappertutto, arrivando anche in Europa e in America. In Italia la prima città a farne uso fu Venezia. Alcuni studi mostrano che il consumo di caffè ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Può ridurre la comparsa di alcune malattie, come il cancro alla prostata, ma può provocare disturbi come l'insonnia, la tachicardia e altri fastidi. Buono sì il caffè, ma senza abusarne. La caffeina, il principale componente del caffè, tiene alti l'attenzione e l'umore. Le casalinghe più attente e scrupolose utilizzano il caffè non solo come leitmotiv di break o per darsi appuntamento con le amiche ma anche come repellente contro le formiche, come concime per le piante, come cattura odori nel frigorifero. Del caffè, insomma, non si butta via nulla.