Nungwi si trova nell’estremità settentrionale di Zanzibar. E’ un villaggio di pescatori swahili all’interno del quale sono stati costruiti, a partire dagli ’80, numerosi villaggi turistici. Nungwi è sei gradi sotto l’equatore. Il sole sorge più o meno alla stessa ora e tramonta più o meno alla stessa ora durante tutto l’anno seguendo lo stesso percorso. Il litorale lungo cui si estende il villaggio è immerso tra palme di cocco, baobab giganteschi, splendidi alberi di tamarindo e casuarina; ha le spiagge più belle di Zanzibar di sabbia corallina bianchissima e un mare cristallino che segue le fasi lunari in un gioco di maree che rendono incredibilmente affascinante passeggiare sulla spiaggia e fare il bagno nelle acque turchesi dell’oceano Indiano. La temperatura è gradevole tutto l’anno – tra i 25/26 di minima fino ai 32/33 di massima -, mentre le piogge fanno la differenza tra le stagioni. Si può passeggiare lungo l’interminabile spiaggia e quando la bassa marea regala il fondo del mare con la sua barriera corallina è uno spettacolo a cielo aperto: stella marine dai colori variegati, ricci, cozze gigantesche, conchiglie e tridacne. Le donne che popolano il villaggio, coperte da abiti coloratissimi e spesso i bambini, a quel punto, invadono l’arenile alla ricerca di molluschi e crostacei da vendere ai ristoranti disseminati lungo il litorale. La spiaggia è anche la strada del villaggio, per cui, regolarmente si incontrano mandrie di zebù, mamme musulmane o masai con i loro bambini, ragazzi che fanno sport, beach boys alla ricerca di un affare, i masai nei loro abiti tradizionali provenienti dalla Tanzania, gli uomini che riparano le tipiche imbarcazioni – i dhow - dei pescatori indispensabili alla pesca e alle gite dei turisti. Lungo spiaggia vi è la scuola, il faro, i mercatini, i supermercati e l’Acquario naturale di Mnarani, sito di conservazione per le tartarughe marine, i ristoranti e i locali notturni. La frutta è variegata e la dolcezza del frutto della passione, del mango o del jack fuit saranno tra i ricordi più saporiti. I tramonti indimenticabili e, infine, l’incontro con la gente del luogo, per noi occidentali, saranno la causa di quello chiamato comunemente “Mal d’Africa”.