Potrei fare un excursus storico, dalla origini nelle “Regie patenti” di Carlo Felice di Savoia che il 15 ottobre del 1822 costituì l'Amministrazione forestale per la custodia e la tutela dei boschi, parlando poi della legge Luttazzi, nel 1910, che riorganizzò il Corpo reale delle Foreste; potrei raccontarvi di quando, nel 1926, venne soppresso con l’istituzione della Milizia Nazionale Forestale e di come fu sostituito dal Corpo Forestale dello Stato, subito dopo la II guerra mondiale, fino agli anni ’70 quando molte competenze vennero trasferite alle Regioni e in tempi più recenti quando il nuovo Codice di procedura penale conferì al personale del Corpo Forestale le qualifiche di Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria. Invece, vi racconto di come una volta ero in macchina con un Maresciallo del Corpo Forestale in pensione; stavamo percorrendo una strada verso monte Soro, in quello che ora è il parco nazionale dei Nebrodi in Sicilia, sperando di incontrare i cavalli sanfratellani che popolano il parco vivendo allo stato brado. I boschi meravigliosi rinfrescavano l’aria di una giornata d’agosto molto calda a valle. Ad un certo punto fui attratta da un bosco di cerri che mi sembrò più giovane rispetto agli altri e il maresciallo in pensione, indicando proprio verso quella parte, anticipò la mia domanda: “Le piace quel bosco? Quello l’ho fatto io circa trent’anni fa. Non c’era niente prima in questa radura!”, disse con grande soddisfazione. Il senso del suo lavoro era tutto lì, in quel bosco nato dall’amore dell’uomo per la natura e la cura del territorio. Ho immaginato tutto ciò che implica la creazione di un bosco: lo studio del terreno; la scelta delle specie da adattare; la pianificazione per scegliere il momento giusto per prenderle dal vivaio; fare le buche ben distanziate e l’inserimento della piantine con la speranza di una buona stagione che non le rovini; e poi, il controllo del territorio per evitare che gli animali le distruggano o che il sottobosco prenda il sopravvento. Il Corpo Forestale dello Stato è amatissimo dagli italiani. Purtroppo è vero che occorre prendere coscienza del fatto che in Italia tra Forze armate, Corpi di polizia ad ordinamento militare, Corpi di polizia ad ordinamento civile e Corpi non armati, spesso con competenze duplicate, la dispersione di denaro pubblico è altissima. Le intenzioni del governo riguardo il futuro delle forze schierate in difesa della natura sono ancora oscure. Visto i fragili ecosistemi della penisola italiana ci si aspettava il potenziamento del Corpo Forestale non l’accorpamento. Il ministro Marianna Madia, ha spiegato che assorbire il Corpo forestale dello Stato vuol dire, da un lato, razionalizzare la catena di comando, snellire la burocrazia, cancellare le duplicazioni e valorizzare meglio le professionalità, dall’altro, non significa ridimensionare, né marginalizzare, né tantomeno ridurre i posti di lavoro o le funzioni fondamentali, di tutela dell'ambiente e del territorio. Sarà, ma di sicuro vi è la certezza di perdere il corpo più antico nato prima dello stato italiano e la sua aquila dorata PRO NATURA OPUS ET VIGILANTIA.