La Campania non ce la fa a cambiare e vince ancora il cacicchismo di stampo latino-americano. Vincenzo De Luca conquista un'istituzione come la grande Regione campana e probabilmente non potrà governare in quanto sospeso ex lege per gli effetti della legge Severino. De Luca è un politico decisionista, ama mantenere un filo diretto con la cittadinanza a costo di sembrare populista. E’ plurindagato e condannato in primo grado per una reato contro la pubblica amministrazione. Cinque anni fa fu sconfitto da Caldoro ma preferì fare il sindaco di Salerno, oggi decaduto, piuttosto che rimanere all’opposizione nel Consiglio regionale. A Roma è temuto in quanto ritenuto ingestibile ma i suoi voti servono agli esponenti nazionali delle varie elezioni. Per tale ragione la sua candidatura, nonostante sia stata giudicata dai vertici romani "inopportuna", è stata consentita e rappresenta per Renzi una debolezza nei confronti del Sud prima ancora che verso le politiche. De Luca potrebbe diventare un problema nazionale. Ex viceministro del governo Letta, prima bersaniano e ora renziano attendeva un provvedimento entro maggio che sbloccato l’empasse Severino; provvedimento che non è arrivato. E Renzi non può definire la legge Severino come un problema superabile dal fatto che chi viene scelto dai cittadini con un voto democratico può tranquillamente governare; perché, la legge, è al di sopra anche della volontà popolare. In uno Stato di diritto, lo Stato è vincolato dal diritto. Il principio della legalità – tutte le azioni dello stato devono essere conformi al diritto -, la separazione dei poteri, l’esistenza di una corte costituzionale o amministrativa garantiscono il principio secondo il quale il Diritto prevale su tutti. O forse Renzi e De Luca dovrebbero rileggere Platone quando invocava la supremazia del potere delle leggi su quelle degli uomini.