Sono le 9 di giovedì 9 aprile quando un uomo di 57 anni, la cui identità si scoprirà poi essere quella di Claudio Giardiello, entra indisturbato nel Tribunale di Milano e attua il suo piano premeditato, pensato e studiato accuratamente tempo addietro: porta con sè un tesserino falso, che gli permette di camuffarsi e di evitare i controlli, e una pistola. Si reca al terzo piano del Palazzo di Giustizia e si siede tra i banchi del pubblico. Intorno alle 11 estrae l'arma (una Beretta 98) e uccide l'avvocato Lorenzo Alberto Appiani. Il terrore si impossessa del Tribunale: dopo i primi spari diverse persone iniziano a scappare mentre altre si barricano nei loro uffici. Successivamente Giardiello spara a Giorgio Erba, che morirà in ospedale, imputato nel suo stesso processo. L'accusa è di truffa e bancarotta fraudolenta della sua società immobiliare. Scendendo le scale, Giardiello spara e ferisce suo nipote Davide Limongelli, anch'egli co-imputato nel suo stesso processo, e Stefano Verna, il commercialista che si era occupato del suo caso. È nel secondo piano della struttura che trova il giudice fallimentare Fernando Ciampi: lo spara e lo uccide nel suo ufficio. Giardiello riesce poi a uscire dal Tribunale e a scappare con la sua moto ma viene fermato e arrestato a Vimercate, luogo dove aveva intenzione di uccidere altre persone. A seguito di un malore viene condotto in ospedale. Non è chiaro come sia stato possibile introdurre un'arma nel Tribunale e oltrepassare il metal detector. Restano dubbi e paure che questo gesto così grave possa essere emulato.