La firma è del generale Tullio Del Sette, numero uno dell’Arma e, da metà agosto, il colonnello De Caprio non svolgerà più funzioni di polizia giudiziaria presso il Noe, reparto per i reati ambientali; manterrà il grado di vicecomandante del Noe, ma senza compiti operativi. Fosse un gioco elettronico la parola sarebbe Game Over. La reazione di De Caprio, nome in codice Ultimo, arriva in data 18 agosto quando saluta i suoi reparti, i suoi duecento uomini con una lettera risentita contro i “servi sciocchi” che, abusando “delle attribuzioni conferite”, prevaricano “e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere”. Ma chi è il colonnello De Caprio? E’ Ultimo, mai in sintonia con le alte gerarchie dell’Arma che non hanno mai amato il suo spirito indipendente, la sua velocità all’iniziativa individuale, la costante difesa dei suoi uomini, già in altre occasioni avevano provato a “contenerlo”. Fin dai tempi remoti dell’arresto di Totò Riina – gennaio 1993 – quando invece della medaglia si beccò, a parte la condanna a morte di Cosa nostra, un ordine di servizio che lo estrometteva dai Reparti operativi e un processo per “la mancata perquisizione del covo” da cui uscì assolto insieme con il suo comandante di allora, il generale Mario Mori. Nel ruolo di capo del Noe, De Caprio/Ultimo, ha condotto sorprendenti indagini da Finmeccanica ai più recenti per gli appalti de L’Aquila, ai conti di Belsito, all’arresto di Giuseppe Orsi, fino a Bisignani e ancora oltre, ai casi su Ciancimino e a un gran numero di politici. Sembra il personaggio di un libro di Sciascia che, come il capitano Bellodi ne Il giorno della civetta, si ostina a lottare la criminalità mafiosa ma viene “fermato” quando le indagini lo portano alle alte sfere. Un uomo vero, e come Bellodi che ripensava “tornerò e mi ci spaccherò la testa”, De Caprio, prima ringrazia i suoi uomini “che hanno lottato contro una criminalità complessa, contro le lobby e i poteri forti che la sostengono, senza mai abbassare la testa, senza mai abbassare lo sguardo di fronte a loro e senza mai nulla chiedere” per se stessi, poi “da Ultimo” li saluta “nella certezza che senza mai abbassare la testa, senza mai abbassare lo sguardo e senza mai chiedere nulla per voi stessi, continuerete la lotta contro quella stessa criminalità, le lobby e i poteri forti che le sostengono e contro quei servi sciocchi che, abusando delle attribuzioni che gli sono state conferite, prevaricano e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere”. Parole durissime che hanno già scatenato la reazione di una parte della società civile che in Ultimo vedrà sempre, per ricordare ancora Sciascia, un uomo vero in mezzo ad una stragrande maggioranza ominicchi, piglianculo e quaquaraquà. Il Game Over riguarda solo un match e non l’intera partita.