Chi proviene dalla tradizione contadina o ha trascorso dei periodi con i propri nonni, ha probabilmente vissuto l’esperienza della vendemmia o della raccolta delle olive. Un tempo la scuola iniziava il 1° di ottobre perché prima c’era appunto il grande evento della vendemmia. Lo spirito solidale della comunità si compattava e intere famiglie e amici, in armonia con la natura, si spostavano da un terreno all’altro per compiere il miracolo della vendemmia. Tutti aiutavano, famiglie intere, i compari e le comari, con i bambini che scorazzavano tra i tralci colmi di acini d’uva. Si ritrovava la comunità, lo spirito di solidarietà nel gesto di aiutare l’altro. L’insegnamento ai figli nasceva più che dalle parole o dai programmi televisivi ricchi di metavalori, dall’esempio concreto del dare. Ora, accade che un pensionato di Cuneo, che ha vissuto con quei principi e quei valori che aveva imparato dai suoi genitori e che nel periodo successivo alla guerra, tali valori, avevano permesso ad intere società di sostenere e sviluppare l’economia agricola si ritrovi come sempre, come ogni anno, con alcuni amici a vendemmiare. Un po’ invecchiati, i capelli bianchi ma ancora insieme, felici di ripetere l’evento della vendemmia. Ebbene, un controllo della Direzione del lavoro e il pensionato viene convocato per chiarire la sua posizione in relazione al fatto che lavoravano con lui in una cascina un gruppo di persone per raccogliere le uve barbera. E’ triste vedere un paese che perde e addirittura combatte le proprie tradizioni. Secondo la legge solo un parente stretto può aiutare in campagna ma lì si aiutano tutti e come ha specificato il pensionato “In campagna i vicini che danno una mano contano più di un fratello o di un padre”.