A volte la sensazione è quella del non finirà mai. Nella notte tra 16 e 17 maggio, sulla statale tra Cesarò e San Fratello, in provincia di Messina, nel cuore del parco dei Nebrodi, un gruppo di persone ha messo in atto un’imboscata all’auto sulla quale stava viaggiando Giuseppe Antoci, presidente di quel meraviglioso parco, bloccando la strada con due massi e sparando sul presidente. La polizia, che da mesi scorta Antoci, ha sparato a sua volta contro gli assalitori facendoli scappare. Fortunatamente tra Antoci e gli uomini della scorta nessuno è rimasto ferito, mentre probabilmente è rimasto ferito uno degli assalitori. Tutto era iniziato nel 2013, quando Antoci fu stato eletto presidente del parco dei Nebrodi, dopo aver ricoperto la carica di responsabile per la Sicilia di Banca Sviluppo ed essersi candidato al Senato con “il Megafono”, il movimento del presidente della Sicilia Rosario Crocetta. per quasi dieci anni il parco era stato gestito da alcuni commissari ma solo con l’arrivo di Antoci era stato avviato un piano per contrastare un sistema mafioso che permetteva di ricevere fondi europei destinati al sostegno di contadini e pastori affittando a poco prezzo alcuni terreni agricoli. Da gennaio, per la prima volta, gli enti regionali avevano cominciato a chiedere la certificazione antimafia anche per l’affidamento di appezzamenti di valore inferiore ai 150 mila euro, scoprendo che i terreni erano in mano alla mafia. Si parla di fondi europei per 2,5 milioni di euro all’anno. Al Parco dei Nebrodi e al Comune di Troina nel solo mese di gennaio sono state revocate assegnazioni per 4.200 ettari. Su 25 certificazioni chieste, 23 sono state bloccate dalle prefetture di Enna e Messina per reati come l’associazione mafiosa e per i legami con i più potenti clan mafiosi dell’Isola, i Bontempo Scavo, i Conti Taguali, i Santapaola e il clan dei “tortoriciani” e di Cesarò. Il protocollo è stato poi esteso da Crocetta a tutti gli enti regionali siciliani. Proprio Crocetta, anche lui minacciato di morte, in una intervista ha detto che con l’agguato ad Antoci la mafia ha alzato il tiro e lo Stato deve reagire in modo adeguato. Questo ha proposto “l’invio dell’esercito nei comuni del Parco dei Nebrodi e perquisizioni a tappeto nelle campagne come ai tempi del sequestro Moro e dei Vespri siciliani”. Torna il periodo della paura e l’attentato non deve essere sottovalutato da parte dello Stato che deve reagire in modo certo, immediato e costante.