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Febbraio 2024 - Anno XVII - Numero 1 - Sabato 20 Aprile 2024
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La religiosità nuragica e le sue manifestazioni, intervista a Padre Nicola Manca

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Ho passato alcuni giorni a confrontare i miei pensieri e le mie ipotesi con un carissimo amico nonché uno dei più grandi Teologi esistenti, Padre Nicola Manca responsabile del Pontificio Istituto missioni estere, il primo Sacerdote al mondo ad incontrare il Dalai Lama, l’unico sacerdote al mondo ad aver tenuto delle lezioni in un università mussulmana. Già in passato ho avuto il piacere di fare delle ricerche con Lui per la stesura del Libro Sa Terra de Us Babays Mannus. Dai nostri incontri ne è nata una relazione importante, uno studio che potrà chiarire alcuni aspetti dei rituali e delle credenze religiose dei Sardi antichi. Antichi riti, nei quali la Dea madre ed il Dio Padre si fondevano assieme per celebrare il “mistero della vita”, è necessario approfondire il discorso con la collaborazione di un teologo dalla mente aperta, un sacerdote che ha reso possibile e portato avanti il Dialogo tra le religioni, organizzando il Concilio Vaticano II. Osservazione generale. Cercherò di fare alcuni accenni sulla religione nuragica valutando alcune sue manifestazioni, così come possiamo desumerle dall’archeologia. Col termine (Religione vorrei intendere l’essenza di questa religione, ossia la sua “intuizione” particolare che intende dare al credente sull’Assoluto. Questo, essendo infinito, può essere visto sotto diversi aspetti. Lasciando da parte le manifestazioni cultuali e i riti, le feste. Come la scienza si propone di indagare la natura, così la religione si propone di indagare sul Trascendente per instaurare con lui una “ relazione” ed in essa trovare una risposta ai problemi esistenziali. Tuttavia sappiamo che scienza e religione alle volte possono esulare dal loro campo oppure usare metodi discutibili o errati. Noto ancora che la Storia delle Religioni necessariamente parla del fenomeno religioso, così come appare all’occhio dell’osservatore, ossia delle varie manifestazioni sociali che cadono sotto i suoi occhi. Ma è chiaro che non si può giudicare l’Islam dalla voce del muezzin, o dal modo di pregare. I riti, le usanze, le feste non sono l’essenza della religione. Ogni frutto per conservarsi ha bisogno della buccia, se la eliminate presto il frutto seccherà, andrà in decomposizione. Ma la buccia non è il frutto. I riti e usanze per quanto interessanti non appartengono all’essenza della religione. L’essenza di ogni religione, compresa quella nuragica, sta in una intuizione particolare del trascendente. Ogni religione sa che l’Assoluto è avvolto nel mistero, e che quindi non può essere descritto adeguatamente. Tuttavia in questo mistero sceglie un “ aspetto particolare” e verso di esso indirizza la devozione del credente. Ogni religione, va vista e studiata sotto quest’aspetto particolare, non nella “buccia”, e così in questo senso ogni religione ha la sua validità ed ha diritto al rispetto e ad esistere al pari di ogni altra. Mio desiderio è riuscire a parlare di quest’aspetto della religione praticata in Sardegna al tempo dei menhir, delle Domus, e dei Nuraghi e riuscire a vederne la caratteristica e la bellezza. E’ importante ricordare che è forviante chiamare “ primitiva” la religione arcaica, dando quasi ad intendere che si tratta di una religione barbara o da bambini ignoranti. Una simile valutazione indica solo ignoranza e forse faziosità. Per evitare questa incomprensione, sarebbe meglio chiamarla Religione Cosmica, intendendo con questo termine, quella religione che attraverso la contemplazione del cosmo, cerca di avvicinarsi al Mistero e dare risposte ai problemi esistenziali dell’uomo. Si tratta della religione che tutta l’umanità ha praticato fino a quando gli uomini non hanno cominciato a rivestire di filosofia il senso religioso. Naturalmente noi che viviamo in quest’ambiente culturale differente e lontano millenni, dimentichiamo volentieri che, come i miti, anche la filosofia ha i suoi limiti. Ricordo ancora con piacere il pranzo di lavoro a casa dell’amica Rossana Dedola, Docente alla scuola Junghiana di Zurigo, di Newyork e alla Normale di Pisa al quale partecipai Io, Padre Manca e Rossana, un pranzo, che oltre che squisito dal punto di vista culinario, fu molto prolifico dal punto di vista strettamente scientifico. Durante questo pranzo abbiamo discusso con Padre Manca proseguendo la stesura della presente relazione, approfondendo alcuni punti come “La Ricerca Umana”. La ricerca Umana R.W. Emerson, ( 1803-1882, poeta filosofo americano) parlando del modo con cui si dovrebbe affrontare il problema delle religioni scriveva: “ Noi non comprenderemo mai il Cristianesimo dal catechismo, è molto più facile, invece, comprenderlo durante una gita in barca sul lago o ascoltando il canto degli uccelli”. ( cfr.: Lin Yutang: The Wisdom of Lao Tze. P.33). Con queste parole intendeva puntualizzare il fatto il fatto che le esperienze interiori appartengono all’intuizione e non al raziocinio. Lao Tze, in una sua conversazione con Confucio esprimeva questo concetto, in modo tagliente: “ Per colui che non la pensa in questo modo ( ossia rifiuta l’intuizione), le porte della Divina Intelligenza rimangono chiuse”. Ricordiamo che anche Einstein diceva di rimanere incantato davanti al cosmo ( cfr- L Yutang). Quando i primi uomini, nel corso dell’evoluzione, svilupparono l’intelligenza e l’autoconsapevolezza, il primo passo fu quello di prendere coscienza del mondo in cui si vedevano immersi e di cui sentivano di farne parte., così come ne faceva parte l’agnellino o il filo d’erba. Tutto era meraviglia e mistero. Ma mentre l’agnellino non si metteva problemi godeva felice di ciò che la natura gli offriva, l’uomo se li pose immediatamente, e cercò disperatamente di dare loro una soluzione. Sono i problemi esistenziali che ancora oggi ci tormentano: Cos’è questo cosmo, che vedo e mi accoglie? Questo è probabilmente quello che i Sardi delle Piscine di Golgo si sono posti, anche in base a quello che hanno studiato ed edificato nel sito. La scoperta del Cosmo. L’inno delle origini. Unendo le mie esperienze dei mesi trascorsi in India con la mia Nave e la conoscenza perfetta degli inni Vedici da parte di Padre Manca, siamo rimasti sorpresi nel vedere le similitudini tra essi e quello che i Sardi sentivano nella loro anima, basti pensare ad una poesia del poeta sardo Raimondo Piras. L’inno riporta l’esperienza profonda ed interiore di un saggio che con simboli esprime la sua ricerca del nesso “ essere e non essere”. Capisce che all’inizio vi è un Assoluto, ma non ne può parlare, parlandone lo metterebbe necessariamente in relazione con altri, cessando così di essere Assoluto. E’ l’inno “ Al Dio Ignoto”. Intendiamoci “ ignoto” non tanto perché gli uomini non lo conoscono, ma perché rimane avvolto nel mistero. Solo l’Amore è presente in Lui e questo si muove. Si potrebbe dire che questo è il momento in cui “ Dio nasce”. Il termine “Dio” infatti indica relazione con gli esseri, ma se non ci sono ancora creature, non può essere chiamato “ Dio”. Infatti non può chiamare se stesso “ Dio”. All’inizio non vi era essere o non essere Non vi era aria, non cielo.. Vi erano acque, non scandagliabili e profonde? Non vi era morte, non morte allora. Non notte, non giorno L’uno respirava, senza respiro, da se stesso.. Oltre ad esso nulla… Vi erano tenebre avvolte nelle tenebre. Tutto era nascosto nel Vuoto E l’Uno emergeva.. vi era calore All’inizio sorse l’Amore Questo fu il primo germe della mente I veggenti guardano nei loro cuori con sapienza, scoprirono il nesso tra Essere e Non essere.. Chi veramente sa? Chi può presume di raccontarcelo?... RV/Pk.p.58. La scoperta del signore del Cosmo. Sempre nei veda troviamo un altro inno che rispecchia le scoperte anche dei Sardi, in questo inno il saggio non si accontenta di parlare di una nebulosa ma cerca di esprimere il suo pensiero con un simbolo che anche un bimbo possa capire. Proprio come facevano gli antichi Sardi che hanno trasmesso la loro storia attraverso antiche simbologie. All’inizio apparve Hiranyagarbha, nato Signore unico di tutti gli esseri. Lui fissò e mantenne questa terra e questo cielo. Lui datore del soffio vitale. Quale Dio adoreremo con la nostra offerta? A lui obbediscono i mondi. Signore delle creature, Tu solo le comprendi, e nessun altro fuori di te. Quando ti invochiamo, Adempi i desideri dei nostri cuori..p.11 All’inizio c’era Hyranyagarbha. Riparleremo di quest’inno quando parleremo della religione nuragica.Ogni realtà che vediamo ha la sua matrice. Un uovo, un seno, che lo prepara alla vita. Lui il Signore di tutti gli esseri, a Lui offriremo la nostra offerta e lo invocheremo: Adempi i desideri dei nostri cuori. La scoperta del se. Ma notiamo subito che vi è un altro aspetto importante. Preferisco illuminarlo citando il Sardo, Remundu Pira, ( aveva solo le prime classi elementari, ma era certamente un uomo, non solo di grande intelligenza, ma anche di profonde meditazioni esistenziali. La poesia “ Su Misteriu” dettata sul letto di morte al nipote, lo rivela come pensatore e credente) che descrive il momento in cui l’uomo prende coscienza di se stesso. Cand’a mie matessi eo dimando Paret chi solu a musca tzega joghe Paret ch’intenda nèndemi una oghe. “ deo ti nd’apo atidu e ti che mando”. Li naro. “ Si ses Tue, proitte tando non ti presentas pro chi t’interròghe? Ischìre tia cherrer. A inoghe “Da innue so ènnidu e ue ando”. Si finzas s’esser meu m’est ignotu Pro chi deo cun megus notte e die cunviva, si mi naran: “ Tue ses chie?” poto risponder. “ No mi so connotu”. Naran chi tzeltos Connoschen totu E deo no connosco mancu a mie. E immediatamente si pone quei problemi che mai alcun animale si è posto. “ a inoghe dae inue so ennidu e a ue ando”. Noto che in genere la ricerca filosofica indiana è la ricerca interiore, del Sé. Qui invece è il poeta occidentale che abbandonata la realtà cosmica, rientra in se stesso, e in modo meraviglioso scopre il Se. In questo c’è tutta la religione cosmica.




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    GianGiacomo Pisu - newcitizenpress.com - 03/01/2017


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