Il fenomeno del business sanitario commerciale si avvia anche a confluire nel mondo psicologico. Nonostante un momento di crisi sociale, psicologica ed economica le aziende di web marketing si accingono a telefonare anche agli psicologi. Un fenomeno che si è diffuso nel varesotto spinto da società locali. Lo psicologo – psicoterapeuta che riceve la telefonata in questione, a loro insaputa, è anche Giornalista elenco pubblicisti e comunicatore scientifico: “Buongiorno, vorrei collaborare con Lei. Abbiamo scelto tra tanti della Sua zona, ...le troviamo dai 30 ai 700 pazienti e lei ci invia 7 euro a Paziente. Le interessa? “Inutile dire che rimango allibito”, risponde il professionista, “non tanto per il numero ma quanto per la poca sensibilità e spregiudicatezza di associare una persona ad un prodotto commerciale a valore di sette euro ed una ricerca commerciale del “malato” come business. ..accetto e voglio andare a fondo, fingendomi interessato. L'incontro lo convoglio in video conferenza e non consento gradevolmente di incontrarla nel mio studio per ragioni sanitarie dovute al Covid-19. La telefonata è di tipo commerciale, adotta le solite tecniche di PNL insegnate in pochi giorni per vendere al cliente le automobili, i piani assicurativi, prodotti vari porta a porta, qualche piccola nuova regoletta nel tentare di gestire la vendita con tocchi di “economica spiccia e piani di guadagno da perfetto ragioniere che non ha mai fatto la professione, qualche toccata di naso, di movimenti oculari sfuggenti alle mie domande precise, arrivo poi a chiedere il modo in cui posso pagare il paziente che mi danno. Macchè mi dice che quello è un passaggio successivo, prima deve vedere se capisco e sono intelligente per comprendere quello che mi dice, io la seguo come la venditrice desidera, fino a che dopo 1 ora non ero ancora riuscito a sapere vengono pagati i pazienti alla loro azienda e sinceramente ero anche un po' annoiato, chiedo di sapere perchè continuo a non capire, a quel punto la porto in uno stato di stress abbastanza velocemente, lei non regge, fino a chè il gioco si svela! In realtà i 7 euro sono a click di risposta alla telefonata, significa che se squilla il telefono e si risponde e cade la telefonata sono 7 euro. Rimango sorridente. “ ma come, dice la venditrice, vuole che su una statistica di 30, 50 o 100 telefonate non prenda un paziente nuovo, se non riesce il problema è suo ossia una sua negligenza professionale, a noi non ci riguarda. Strano dico io, “ come fate a sapere se il famoso paziente è interessato ha un colloquio telefonico con Me? La Privacy lo vieta! Ma dottore !? Noi intercettiamo la chiamata e se lei prende la telefonata, non la conversazione. Posso immaginare 300 o 400 chiamate al mese per un contratto di 12 mesi ed il calcolo parrebbe fatto. Non ho voluto entrare in merito ma solo comunicagli la scorrettezza della loro informazione e la mia disapprovazione nel portare una proposta di vendita aggressiva proponendo un cambio ed una assunzione commerciale “Paziente- 7 euro” per ottenere un appuntamento per una offerta commerciale che in realtà, spesso rientra tra la definizione Click fraud”è un tipo di truffa proveniente dalle pubblicità su Internet.
Interessante sarebbe chiedere all'AGCOM ed All'Ordine degli Psicologi o dei Medici Chirurghi se esistano presupposti di violazione normativa in ambito deontologico professionale, di Pubblicità commerciale scorretta o di una violazione del codice penale; non sono ancora chiare le modalità di vendita ma questa prima testimonianza potrebbe aprire un problema etico – commerciale in sanità molto grave se dovesse espandersi. Per intenderci, si tratta di una manipolazione dei sistemi di fatturazione della pubblicità. I truffatori generano dei click falsi sulle suddette pubblicità e i vari link connessi. Questo sistema, però, provoca una perdita di denaro all’inserzionista poiché deve pagare per click non reali, rischiando anche di perdere il proprio posto nel campo della pubblicità virtuale. Ma quali sono le ragioni principali che portano a compiere queste azioni? Innanzitutto bisogna precisare che dipende dall’autore dell’inganno. Un publisher può attuarlo per ricevere maggiori entrate. Ed è una catena unica poiché da un click se ne genera subito un altro in modo da far salire il costo delle pubblicità on-line per altri venditori. Ma anche i concorrenti di un determinato settore possono utilizzare questa tecnica per ottenere un vantaggio sul mercato o, addirittura, per far esaurire il budget giornaliero dell’avversario con lo scopo di far sparire la sua pubblicità da qualsiasi network.
E’ bene specificare che chi compie questa azione illegale è esposto ad un rischio altissimo, poiché i fraudolenti possono arrivare a pagare multe molto salate. Negli ultimi anni, con l’arrivo dei diversi social network, questo sistema ha iniziato ad interessare anche altre piattaforme come Youtube, Dailymotion, Facebook, Instagram ecc… In questo caso lo scopo è quello di generare views e likes falsi, principalmente tramite “botnet”, a video e profili in modo tale da ottenere entrate e fama. Ma come facciamo a proteggerci? Tutte le più grandi piattaforme pubblicitarie virtuali possiedono un sistema anti click fraud, ad esempio, tramite un particolare filtro che controlla tutti gli annunci e segnala quelli sospetti, che vengono rivisti da un operatore reale, il quale decreterà il destino di quella pubblicità. Un’altra soluzione sarebbe quella di controllare manualmente, uno per uno, i click effettuati. Ci sono diversi sistemi di analisi (uno di questi è “Analytics”) che studiano l’andamento di un’inserzione. L’aspetto fondamentale è verificare da quale indirizzo IP provengono i click. Se è sempre lo stesso si potrebbe trattare realmente di frode e si dovrebbe procedere denunciando la situazione al network pubblicitario sul quale appare l’annuncio.