Il termine “pet therapy” è stato coniato dallo psichiatra Boris Levinson e nasce dall’unione delle parole inglesi “animale domestico” e “terapia”. Infatti essa non è altro che una co-terapia utilizzata a fianco dei tradizionali interventi e trattamenti psicoterapeutici o sanitari. Questa particolare cura può essere utilizzata su qualsiasi tipo di paziente e ha come obiettivo quello di migliorare lo stato di salute fisica e mentale del soggetto.
E’ stato scientificamente provato che in compagnia di un animale domestico, come ad esempio un cane, diminuisce il battito cardiaco e i livelli di ansia e paura si riducono. I principali utenti di questa speciale terapia sono bambini, anziani, disabili e persone affette da malattie psichiatriche. Ha lo scopo di sviluppare maggiormente i processi di apprendimento, di aumentare i livelli di empatia, di stimolare la creatività e la capacità di osservazione.
Nelle scuole è addirittura utilizzata come mezzo di prevenzione al bullismo, in quanto si insegnano ai ragazzi concetti profondi come il rispetto e la reciprocità. Gli animali più indicati sono: cani, gatti, cavalli, asini, porcellini d’India. Tutti loro devono essere certificati, ovvero devono possedere requisiti sanitari e comportamentali validi per poter entrare in contatto con l’utenza. E’ fondamentale la figura dell’istruttore che dovrebbe accompagnare animale e paziente per tutta la durata del trattamento.