Si sa, la gravidanza è un periodo magico e di profondo legame psichico e fisico tra mamma e bambino.
Da tempo psicologi e fisiologi si sono interrogati su un quesito: possono, in qualche modo, le sensazioni sperimentate dalla madre influenzare il feto fin dai primi istanti dopo il concepimento? Tutte queste domande sono oggetto di studio di una disciplina ancor poco conosciuta qui in Italia, ovvero la psicologia perinatale. Per molto tempo la gravidanza è stata oggetto di convinzioni e superstizioni, o addirittura, considerata una sorta di malattia, un periodo nel quale la donna era molto limitata nelle sue azioni quotidiane.
I primi studi embrionali sono stati condotti da importanti filosofi e medici come Empedocle, Platone, Aristotele e addirittura Leonardo da Vinci. Quest’ultimo ha affermato che “la stessa anima governa i due corpi”, evidenziando quindi come l’anima della madre potesse influenzare quella del figlio che porta in grembo. E’ difficile stabilire con precisione il momento esatto dell’inizio della vita psichica del feto. Secondo i ricercatori avviene attorno alla 15° /20° settimana di gestazione, ovvero quando è possibile registrare nell’attività neurofisiologica delle risposte psicologiche degne di nota.
Fin dalle primissime settimane post concepimento, per la futura mamma iniziano a svolgersi dei cambiamenti radicali non solo a livello fisico, poiché il suo corpo deve prepararsi ad accogliere una nuova vita, ma anche a livello psicologico. Nascono quelle che in letteratura vengono definite “rappresentazioni mentali sul bambino”. Da uno studio effettuato da Ianniruberto, Iaccarino, Tajani, Milani Comparetti, Rossi, Avveduti, Rizzo e Lorusso tra gli anni ’70 e ’80 è emerso che qualsiasi forma di esperienza materna viene direttamente trasferita al nascituro. Se l’esperienza è positiva, rafforzerà positivamente il feto, traendone diversi benefici. Se, invece, è negativa, esso non ne riceverà alcun vantaggio anzi, sperimenterà una scarica di stress materno molto forte che potrebbe portare a complicazioni o alterazioni osteriche.
Secondo la Psicoterapia della Gestalt, i nove mesi di permanenza nell’utero materno, rappresentano un momento di acquisizione e apprendimento poiché il feto è in grado di comunicare anche con l’ambiente extrauterino attraverso il movimento. E’ stato scientificamente dimostrato come il battito cardiaco, il suono e la voce della madre siano “registrati” dal feto e ricordati anche dopo la nascita. Murooka ha condotto una ricerca molto interessante a riguardo.
Ha registrato, con un particolare microfono posizionato nel collo dell’utero, i rumori prodotti, gli stessi che avrebbe sentito il feto. Si trattava principalmente del battito cardiaco materno. Dopo la nascita, ha fatto riascoltare al neonato questi suoni. Risultato? Il bambini si sono calmati e addormentati subito dopo l’ascolto. Questa è stata la prima dimostrazione ufficiale su come il processo di memorizzazione abbia inizio in grembo.