Il termine “burnout” significa letteralmente “bruciato, esaurito”. Ma di che cosa si tratta e chi colpisce questa sindrome? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è una sindrome da stress cronico malgestito legata al contesto occupazionale. Dal 2019 è riconosciuta ufficialmente come “sindrome” ed è entrata a far parte dell’ICD (International Classification of Diseases). E’ fondamentale specificare che questa sindrome fa riferimento solamente al contesto lavorativo e non riguarda altri ambiti della vita. E’ possibile individuare questo disturbo attraverso questi sintomi: 1) sentimento di debolezza fisica e mentale, una sorta di esaurimento 2) aumento di pensieri negativi nei confronti del proprio lavoro 3) ridotta efficienza professionale col passare del tempo E’ molto importante scovare questa sindrome poiché indica una situazione a rischio, di grande logoramento psicofisico per l’individuo. Questa condizione può portare dei seri problemi, dalle difficoltà nella sfera relazionale fino ad una costellazione di sintomi come insonnia e disturbi psicosomatici. In tempi di Covid-19 questa sindrome colpisce, in particolar modo, medici, sanitari e operatori dell’emergenza. Con l’arrivo della seconda ondata, la situazione si è esasperata. Questo avviene perché questi specifici lavoratori non hanno più degli orari di lavoro ben precisi, quindi, non riescono mai a staccare completamente dal loro lavoro. E’ diventato praticamente impossibile per loro separare la professione dalla vita personale. A tutto questo bisogna aggiungere una perdita di ore di sonno e di controllo della situazione e la mancanza di informazioni adeguate. Secondo uno studio pubblicato qualche mese fa su JAMA Network Open, il personale medico ha riferito di provare questi disturbi: ansia, insonnia e disagio psicologico generalizzato. Cosa si può fare per arginare il problema? Sicuramente prendersi una pausa, concentrarsi sul futuro e fare esercizi di rilassamento può aiutare molto. Nel caso degli operatori sanitari, però, questo non può sempre avvenire. In questi casi è importantissimo rielaborare in modo corretto l’esperienza vissuta, facendosi aiutare da psicologi e psicoterapeuti. Si è dimostrata estremamente efficace e valida la psicoterapia cognitiva comportamentale poiché cerca di modificare certe abitudini lavorative e suggerisce misure utili a combattere il distress quotidiano. Un altro trucchetto utile è quello di potenziare la resilienza sia degli operatori che di tutti noi, poiché non sappiamo ancora per quanto tempo dovremo convivere con questa pandemia.