L’ozonosfera è uno strato di ozono che costituisce uno schermo fondamentale per l’intercettazione e la filtrazione di radiazioni letali per la vita sulla Terra. Diversi ricercatori, già dalla fine degli anni 80, avevano dato l’allarme, mostrando come lo strato di ozono al di sopra dell’Antartide si fosse ridotto del 40% a causa dell’immissione di gas inquinanti nell’atmosfera, come i CFC o clorofluorocarburi. Quali provvedimenti sono stati presi? Di fronte alla drammatica situazione, il 16 settembre 1987 è stato firmato un trattato internazionale, istituito con l’obiettivo di ridurre la produzione e l’uso di CFC. Il protocollo di Montreal – questo il nome del trattato – è entrato in vigore due anni dopo, e da allora ogni anno è oggetto di controlli da parte dei paesi aderenti, che si riuniscono in uno di essi e ne valutano la validità e l’efficacia. Il buco dell’ozono, dopo l’estate 2020 aveva raggiunto il massimo della propria espansione: 24,8 milioni di chilometri quadrati, come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (WMO). L’ampliamento del buco sarebbe stato determinato dalla presenza di temperature particolarmente fredde in atmosfera, ma anche da un vortice polare molto freddo. Nonostante ciò, contro ogni aspettativa, a dicembre del 2020 il buco si è completamente risanato, complice anche il periodo di lockdown, durante il quale si è verificata una significativa riduzione delle emissioni: per questo motivo, il WMO ricorda quanto sia importante il Protocollo di Montreal.