In psicologia non si può parlare di un’unica forma di colloquio di consultazione poiché, esso è strumento delle molteplici caratteristiche che dipendono dal contesto di riferimento in cui si svolge il colloquio. Il colloquio deve essere quindi funzionale alla situazione in cui ci si trova e agli obiettivi da raggiungere col paziente. Possiamo distinguere tre grandi macrocategorie di colloquio: • Colloquio di aiuto o counselling • Colloquio clinico di consultazione o diagnostico • Colloquio specializzato o psicoterapico In questo articolo approfondiremo solo la prima categoria: il counselling. L’obiettivo del counselling è quello di incrementare il benessere individuale e le abilità personali, per aumentare il funzionamento adattivo della persona a livello personale ed interpersonale. Ciò significa che questo tipo di intervento si concentra sulla salute più che sulla psicopatologia. Si aiuta il paziente a imparare ad utilizzare le proprie risorse già esistenti. Il counselling si occupa di potenziamento, di riorganizzazione e di fronteggiamento di crisi (quelle evolutive, presenti nella vita di ciascuno di noi). Si affrontano quindi problematiche “normali” nell’arco della vita, focalizzandosi sul problema attuale, senza andare a ricercare il problema nel passato. Altra caratteristica fondamentale: paziente e counselor pongono obiettivi circoscritti di crescita evolutiva basati su un numero ben definito di incontri. Il counselor ha anche una grande responsabilità, ovvero quella di saper riconoscere situazioni di psicopatologia per poter inviare il paziente alla figura di riferimento specifica, generalmente uno psichiatra. Esso quindi deve possedere delle conoscenze specifiche anche nell’ambito patologico. Proprio per questo motivo il counselling dovrebbe diventare appannaggio esclusivo degli psicologi, cioè di persone ben formate che sappiano riconoscere anche le situazioni a rischio per poter agire di conseguenza.